Uso del test in fase formativa significa solitamente far divertire i partecipanti ai corsi anche se qualcuno non lo apprezza (rari casi ma presenti). Poi, quando il test non consegna al compilatore l’esito che s’aspetta, in quel caso, anzichè riflettere sulle proprie effettive capacità, si critica la prova sostenuta; cose che accadono.

Comunque sia, il test, come concetto e applicazione, sopravvive alle critiche perchè è figlio di una serie importante di verifiche e successive applicazioni nel corso degli anni. Certo ci sono prove e prove, dipende da chi le somministra, il perchè e come sono svolti.

Solitamente le prove “lunghe” quelle che richiedono poco meno dell’ora, iniziano ad essere interessati.

Non è che più breve è la sollecitazione e minore la sua importanza, non è corretto questo parallelismo perchè dipende sempre da chi utilizza la prova e come viene elaborata. Però è anche vero che da “4 domande e crocette” non è possibile far emergere un profilo caratteriale sul quale lavorarci sopra.

Perchè l’uso del test in fase formativa sia corretto, è necessario rispettare alcuni passaggi che sono:

  • cogliere i frequentatori di corso dopo un numero rilevante d’ore svolte di lezione; indicativamente tra il 45 e il 60% dello svolgimento del programma. Questo permette agli allievi d’inquadrare il docente e lo stile di direzione dell’insegnamento e di familiarizzare con l’ambiente;
  • i momenti migliori sono o a fine giornata (un’ora prima) o all’inizio di una seconda, terza o comunque giornata successiva. Si tratta delle fasi orarie più fertili;
  • i risultati del test possono restare privati, ovvero non condivisi o comunicati al docente se il corso NON è selettivo. In caso contrario, ovvero in presenza di una graduatoria di termine formazione, gli esiti vengono consegnati alla docenza che esprimerà una valutazione da condividere con gli allievi;
  • il test è una sintesi, ma se ben gestita coglie la sostanza.

Buon lavoro