Profilo umano & fatturato desidera aprire una riflessione che connetta il fatturato con la qualità umana e professionale delle persone assunte in azienda. Solitamente, e questa è colpa del sindacato, si parla “d’assunto” e dei suoi diritti in termini contratto, orari e quant’altro, ma la cultura del dovere e del fare per il posto di lavoro è ancora latitante. Il dipendente, operaio come impiegato, non è stato educato a considerarsi sia titolare di diritti sia di doveri.

In una visione gravemente unilaterale e così ancora voluta in forme istituzionali, sorge una riflessione: quant’è in grado di fatture un’impresa con il fattore umano che ha scelto?

Solitamente le imprese affermano di “non aver scelto” i dipendenti che hanno in servizio; non è vero.

Certamente le persone in servizio saranno anche state assunte dai genitori e nei decenni passati, ma la FORMAZIONE CAMBIA IL FATTORE UMANO. Ovviamente bisogna saperla fare la formazione! Non è possibile porre in aula i dipendenti “pensando” che siano plasmabili e modificabili. Al contrario servono dei formatori che siano docenti non professionisti.

Il docente fa “giocare” il frequentatore di corso adulto, conducendolo su un piano d’interazione attraverso il quale si cresce.

Pertanto va distinta la qualità del formatore: un professionista o un docente? Purtroppo spesso ci sono in giro professionisti che arrotondano con “la formazione” snaturandone il senso e significato in un mero trasferimento di dati non di maturazione.

Tornando al tema di fondo, quale fatturato ci si può attendere dal profilo di fattore umano impiegato?

Certamente più è giovane il fattore umano e peggio saranno i risultati di fatturato questo per inesperienza ma in particolare per infedeltà (non sempre ma frequente) verso l’azienda. Peggio ancora prendere figlioli nel contratto extra curricolare a 6 mesi! Che si può pretendere da un fattore umano così modesto?

Ecco individuato un fattore di bassa resa dell’attività imprenditoriale nella produzione di ricchezza (fatturato)