Dal mercato dell’offerta a quello della domanda rappresentò un cambio di vista totale, oserei dire “copernicano”. Vuol dire che il centro della riflessione economica definitivamente si spostò dalla produzione (cosa fare, come farlo, quanto costa) a chi effettivamente era in grado di comprare (come e perché avviene l’acquisto, in base a quali gusti e interessi).

In termini temporali, dalla prima rivoluzione industriale (situata nel 1750) ai primi anni Trenta del Novecento, causa la totale assenza di manufatti sul mercato, se non a livello artigianale e di bassa qualità, l’attenzione fu concentrata sulla produzione.

Ecco che un evento di questo tipo è definito, oggi, in dottrina, il mercato dell’offerta.

Nel periodo appena indicato, di un mercato dominato dall’offerta, il consumatore fu ritenuto “passivo”. Vuol dire che chi comprava, acquistava tutto quello che gli venne offerto causa totale penuria e assenza di prodotti.

L’impostazione cambiò negli anni Trenta del Novecento dove si profilò un orientamento alle vendite con un consumatore, che benché ancora ritenuto “passivo” dalla dottrina, in realtà si presentò molto attento alla spesa puntando al risparmio.

Il cambio d’impostazione emerse dalla grande crisi del 1929 americano (che appena ieri, in questo sito Web di spunti e idee è stato oggetto di una riflessione includendo i due poli della crisi: la Germania per l’Europa e gli Stati Uniti). La necessità di vendere a tutti i costi, pena il fallimento di quelle ultime imprese rimaste sul mercato, reduci dalla crisi, condusse il mercato ad una concorrenza serrata, ma anche a considerare il mercato dal punto di vista delle vendite. Ecco che si completa il passaggio di un mercato centrato sull’offerta a quello concentrato intorno alla domanda come anticipato nel titolo a questa riflessione.

Negli anni Cinquanta cambiò ancora l’impostazione.

Da un orientamento alla produzione, quindi alle vendite come qui appena descritto, s’approdò al mercato; si formò l’orientamento al mercato.