Il 25 aprile, in Italia è una festa nazionale che ci porta a ricordare determinati fatti storici che rappresentano la disfatta per una parte della Nazione e la vittoria per altri. Fin qui nulla di male, la storia è piena di vinti e vincitori e in democrazia è consentito sentirsi di una parte o dell’altra.  Il problema connesso al 25 aprile italiano è triplice:

a) la Repubblica dal 1945 ad oggi, 2024, non ha ancora saputo assorbire nella Nazione, la parte del Paese che ha perso la guerra. Oggi una significativa fetta d’evasione dal voto politico e dalla tassazione si trova esattamente in quell’area d’italiani non assorbiti alle sorti dell’Italia;

b) il mancato inserimento nello stile nazionale di quella parte d’italiani che non si riconosco nella sconfitta è ancor oggi criminalizzato per cui è “un crimine” sentirsi parte dei vinti. Addirittura la Repubblica teme ancor oggi i vinti per cui è stato istituito un reato penale per perseguitarli!

c) la “festa” di quelli che hanno vinto è stata monopolizzata da una parte dei vincitori motivo per cui ancor oggi s’assiste a un monologo tra di loro su questa giornata.

Mamma mia quanti contro che ha questo 25 aprile e voi volete anche festeggiarlo?

Con quanto qui affermato ovviamente e inequivocabilmente dovrei essere “fascista”; invece il mio credo politico è stato incarnato da Alcide De Gasperi. Ho militato e vissuto nella Democrazia Cristiana. Un partito che ha servito tutti gli italiani, perfino i comunisti! Che dolore sapere che la DC si è spaccata in due. Una parte, i traditori, quelli della “sinistra DC” sono confluiti nel PCI fondando il PD, l’altra parte non so che fine abbia fatto.

Il mio essere politico è per l’Italia, il Paese intero tranne i nemici, quelli che sabotano la Stato ovvero i comunisti. Quindi non sono a favore del sindacato, l’associazione partigiani, il PD come oggi si chiama l’ex PCI e quel tipo di gente. Questo fa di me un fascista? Non me ne preoccupo, la parole non spiegano i concetti. Se essere fascista vuol dire avere a cuore l’Italia (tranne i traditori e sabotatori) va bene ne accetto le conseguenze.

Il 25 aprile è la festa di quella gente lì, che ha la necessità d’estremizzare tutto per sopravvivere.

Ricordo il valore storico del 25 aprile, rispetto tutti coloro che hanno lottato per un credo come l’altro (sono italiani) ma voglio stare lontano dall’estremizzazione voluta e artificiale di un 25 aprile letto in una sola chiave di lettura che non m’appartiene per valori e passioni.