Cina: quanto tempo ancora perchè si verifichi il cambio nella forma governo passando da dittatura a democrazia?
Per molti anni ho indicato nella Cina un pericolo verso l’Occidente, ma nessuno mi ha mai creduto, anzi sono stato addirittura deriso. Oggi quanto accade, nel drammatico tonfo delle borse occidentali e asiatiche, conferma la fragilità della bolla cinese e quanto siano esposti a rischio tutti gli investimenti occidentali realizzati in quel paese. Perché sono sempre stato ostile alla Cina comunista? E’ facile, ho guardato ai fondamentali!
Guardare ai fondamentali
In questi ultimi 15 anni ho sempre scritto contro la Cina per un motivo semplice: è una dittatura, per di più anche comunista. Questi 2 aspetti rendono la Cina un paese instabile, pericoloso e non degno di considerazione politica quanto economica per investimenti a lungo termine finalizzati a crescere. E’ terra d’azzardo. Tutto qui: è così semplice!
Che gli americani, per risolvere loro problemi interni, (prima per la guerra del Vietnam e quindi per le necessità del successivo sviluppo economico consumistico, di cui tutti abbiamo goduto in Occidente) si siano rivolti alla Cina come colonia produttiva e successivamente la globalizzazione ne abbia fatto un distretto per fabbricare senza limitazioni ambientali/ecologiche, non significa che non si debba guardare alla realtà oggettiva della Cina e ai suoi pericoli per il resto del mondo.
Una dittatura ha sempre delle necessità di controllo e censura sulla sua popolazione che sono incompatibili con il libero mercato e la democrazia. Possiamo discutere quanto si vuole, ma questa è la realtà. Una dittatura, in particolare se comunista, è inconciliabile con il libero mercato. Il ragionamento, come esempio, si estende anche alla Turchia ragionando di fondamentalismo islamico.
Si può obiettare che secondo questo principio non si dovrebbero far affari con i paesi sotto dittatura. Non è vero. Bisogna lasciare libero il mercato di agire con chi vuole, ma non per questo investirci all’interno perché si produca a favore del benessere esterno occidentale. Mi spiego. Che ai cinesi bastino 5 euro all’ora per lavorare, contro i 32 della Germania o i 26 dell’Italia, va bene. Non è accettabile che il loro lavoro abbia tagliato posti di lavoro ai nostri figli; è qui l’errore. Per di più diventando “ricca”, la Cina, sono stati rivalutati tutti i sogni d’egemonia politica e militare cinese nell’area del Pacifico e sul mondo.
In pratica da soggetti a carestia (vedi gli anni Cinquanta) i cinesi sono diventati egemonici nella pretesa di misurarsi con il resto del mondo.
Tenendo sempre presente questi aspetti, ogni contatto economico con la Cina va profondamente ridimensionato e contestualizzato, sapendo di trattare con un paese instabile e pericoloso per il resto del mondo dove il tempo di recupero degli investimenti non è quello usuale dell’Occidente (5-10-15 anni) ma va misurato secondo “il tempo cinese” al netto di rivolte e proteste locali molto violente come la storia ci insegna. La Cina è un mondo a se stante con sue regole che vanno rispettate fino al punto in cui non danneggiano il nostro modo di vivere. E’ giusto che l’Europa possa avere il 22% di disoccupazione giovanile che in Italia raddoppia al 43%? Ovviamente non è solo questo l’aspetto fondamentale per cui la Cina è un pericolo, va considerato sia l’espansionismo militare che gli attacchi informatici di pirateria svolti sotto la tutela della dittatura comunista.
Un esempio
Giunge notizia di un italiano, che dopo aver prestato il suo servizio per 20 anni in Cina come medico, è stato cacciato dal regime, nell’arco di 24 ore, per aver osato tradurre la Bibbia in cinese. Il nostro connazionale, dopo un periodo di soggiorno in Italia per cure, ha ingenuamente voluto rientrare nel paese comunista dove è stato “logicamente” fermato e arrestato, confiscandogli il computer e ogni cosa per necessità d’indagine. E’ possibile che questo medico rischi la vita.
I fatti qui narrati si riferiscono al mese di agosto 2015 e sono attualmente in sviluppo.
Questa sarebbe la Cina moderna e affidabile in cui investire?
La prima cosa che dovrebbe preoccupare tutti noi è di non aver in casa nulla che sia “made in China” per una questione di civiltà e giustizia. Ecco la parola chiave di ogni ragionamento che coinvolge la Cina: civiltà, parola che va capita in termini moderni.
Si ricordano i boicottaggi verso la Francia per le esplosioni nucleari negli atolli della Polinesia e quelli contro il Sud Africa per la questione razziale. Non si ricordano boicottaggi contro la Cina per le sue esplosioni nucleari nel terreno e nell’atmosfera. Perchè questa disparità?
Cambio di scenario
Con questo articolo non metto più solo in guardia gli imprenditori dal pericolo Cina (tanto non ci vogliono credere, appannati dalla fantasia di una speculazione apparentemente certa) ma pongo in campo un nuovo quesito: quanto tempo ancora ha l’attuale regime comunista in Cina? Il trapasso dalla dittatura alla democrazia, in Cina, sarà cruento e lungo nel tempo, provocando distruzioni di ampia portata, oppure duro ma senza gravi spargimenti di sangue? E in questa evoluzione, le strutture industriali degli imprenditori occidentali (speculatori) andranno danneggiate o distrutte come requisite e nazionalizzate?
Concludendo
La Cina vive una bolla speculativa? E dov’è la novità, chi non lo sapeva? Che la Cina sia un palloncino gonfiato non fa notizia. La novità è che il palloncino si sgonfi (finalmente). Il punto ora non è che si sia avverato quanto predetto, al contrario quanto costi all’Occidente che non ha voluto capire e prevedere.
Far affari richiede anche un’armonia culturale che nel caso della Cina è stata dimenticata. Si possono far affari in condizioni d’azzardo, la storia è ricca di esempi in questo ambito, ma nella coscienza di muoversi senza pretese di successo sul lungo periodo (assumendosi il rischio d’impresa) dove ogni giorno è regalato. Con questa sensibilità, aprire degli stabilimenti di produzione in Cina, in particolare per il mercato occidentale, è stato stupido, sia per il danno arrecato alle nostre giovani generazioni, che per la strutturale instabilità di una dittatura che oggi c’è e per domani non ha alcuna certezza, transitando per un difficile percorso evolutivo, a volte anche estremamente violento e prolungato nel tempo.
La Cina del futuro, magari democratica, avrà gli stessi confini di quella attuale e come raggiungerà quel posto di autorevolezza politica che gli spetta e che oggi non ha?