Giovanni Gentile fu un filosofo e intellettuale italiano assassinato dai partigiani comunisti il 15 aprile 1944.

Giacomo Matteotti fu un politico italiano che denunciando brogli elettorali fu assassinato da una banda di fascisti il 10 giugno 1924.

Del primo nulla si sa ed azzerate sono le celebrazioni mentre del secondo abbiamo piazze, strade e continua memoria.

Perché questa disparità? Nessuno lo sa!

Di fatto quello di sinistra ucciso è celebrato e quello di destra ammazzato, resta nel limbo della storia. Questa si chiama Repubblica democratica d’Italia?

Sulle “Repubbliche democratiche” ci sono molti dubbi di faziosità comunista, così fu in Europa con quella tedesca e quindi in Africa con il Congo. Ne consegue che chiamare “repubblica democratica” una Nazione che effettivamente lo sia, non è un modo elegante per definire il Paese.

Certamente lo stampo della “repubblica democratica” si replica anche all’Italia nel momento in cui c’è la storia nascosta dai fascisti rossi. Quelli che ancora si definiscono “partigiani” e strillano “bella ciao” sono gente da “repubblica democratica” ovvero soggetti che hanno artificialmente amputato la storia e riscritta a loro uso e consumo.

Possiamo ancora dar retta alla storia di Stato scritta dai vincitori? Farlo vuol dire commettere un reato d’immaturità.

Qui si dividono gli intellettuali veri da quelli di regime o fasulli quindi ideologizzati.

L’intellettuale vero non è fascista o comunista, ma un onesto analista e ricercatore di dati e informazioni. Questo personaggio non vuole indottrinare alcuno, solo presentare concetti e opinioni tratte da dati oggettivi. E’ quasi inutile affermare che l’intellettuale è il docente, colui che insegna. Con idee di questo livello, emerge tutta la povertà dell’attuale struttura scolastica pubblica. 

E’ palese che qui si vorrebbe in licenziamento in massa del corpo docente in servizio, in questo momento (rintanato) nelle scuole e università. Purtroppo non è possibile per quanto auspicato (chissà perché non possiamo pensare a un totale ricambio del personale docente scolastico). Resta alla capacità dello studente contestare l’insegnante e alla famiglia la forza di riequilibrare l’indottrinamento di cui la Scuola pubblica è preda e vittima.