Bassi tassi d’interesse, ovvero ridotta remunerazione del capitale per chi acquista titoli di stato italiani. Perché a fronte di un alto rischio fallimento del Paese, i tassi d’interesse sui titoli di stato sono così ridotti e non da oggi?

Il trucco c’è e si vede però essendo tale, ovvero un rimedio, non può durare in eterno.

La manovra dei bassi tassi d’interesse è in corso da diversi anni. Finché l’eccesso di debito sul PIL era a quota 134% (marzo 2018) e quindi al 137% (gennaio 2020) ha funzionato. Oggi con livelli d’indebitamento sul PIL al 160% serve di più.

In effetti questo “serve di più” il Governo l’ha già fatto. Minacciando la “patrimoniale”, il Governo ha spinto le persone a investire provocando una valanga d’acquisti sui titoli di stato. L’effetto però è così riassumibile: dalla brace alla padella.

Che sicurezza ha possedere dei titoli modello “Argentina” oppure “Grecia” sulla cui riuscita nessuno può dire nulla? Il fallimento di uno Stato (già osservato in Argentina-Grecia e ora in Libano) produce una forte riduzione del valore capitale del titolo di stato. Tradotto in termini pratici non significa perderci sugli interessi, ma sulla linea del capitale.

Se si avevano 1000 euro di Bot, con il fallimento diventano 600 oppure 250 (come fu per l’Argentina).

Bassi tassi d’interesse e minaccia fiscale (patrimoniale) rappresentano i soliti mezzucci per non risolvere il problema. 

Come invece si potrebbe risolvere il fallimento della Repubblica Italiana?

In tutta onestà non credo ci siano alternative al fallimento dello Stato Italiano perché è strutturale non occasionale. La Gran Bretagna, ad esempio, ha raggiunto in data 20 giugno 2020 il 100% d’indebitamento sul PIL dall’ultima crisi di 60 anni fa. Sui rischi britannici nessuno ci costruisce sopra nessuna speculazione perchè si tratta di un fatto accaduto destinato a tornare indietro. Nel caso italiano no.

In Italia ci sono stati diversi Governi diretti da “non eletti da nessuno” (Prof. Monti, il Renzi e quindi il Conte) viene quindi a mancare l’autorevolezza nella guida della Nazione.

Se avessimo un De Gasperi o un Churchill allora ci crederei anch’io nell’evitare il fallimento.

Come sempre è questione di statura morale e professionale di chi dirige la Nazione.