Sanzioni e ricadute su chi le emette a danno d’altri. Mentre nei precedenti studi è stata esaminata la diretta conseguenza delle sanzioni su chi le subisce, citando il caso russo (dal 2022 ag oggi) e dell’Iran (da molti anni), oggi la ricerca si capovolge interessandosi di quella Nazione che infligge le sanzioni.

Già si è avuto modo di confermare quanto la sanzione sia l’arma di chi non ha voglia di “sporcarsi le mani”. La Ue a trazione di sinistra e le amministrazioni americane, specie nella gestione democratica, pensano d’infliggere sanzioni più per appariscenza del loro ruolo, che agli effetti pratici si rivela piuttosto misero. Si tratta di politica, in particolare con una forte rilevanza verso l’interno anziché l’estero.

La sanzione inflitta ad altri, serve a una classe politica modesta per far vedere che qualcosa ha fatto.

Già è stato scritto che la vera reazione è più militare che commerciale. Dopo il vile assalto d’Hamas nel sud d’Israele, nell’ottobre del 2023, si sarebbero dovute applicare sanzioni ai palestinesi o sradicare dalle fondamenta le stesse case in cui vivono i terroristi e le loro famiglie? La risposta è contenuta nelle stesse parole; ed i fatti, oggi 6 giugno 2024 confermano la soluzione militare.

Sul piano interno le ricadute da sanzioni sono più complesse rispetto a chi è colpito.

Vuol dire che la categoria d’imprese che avrebbero dovuto vendere e ora sono costrette a dirottare il loro fatturato su altri mercati devono:

  • farsi sentire dall’autorità governativa nazionale chiedendo fondi e sostegno (si ricade nei sussidi di cui si è già discusso nei precedenti studi pubblicati)
  • identificare nuovi mercati di sbocco il che richiede indicativamente dagli 8 ai 18 mesi;
  • presentarsi sui questi nuovi mercati con prezzi ridotti rispetto all’abitudinario per essere competitivi.

A conti fatti, il riorientamento del sistema produttivo dello Stato che applica le sanzioni, richiede fino a 18 mesi per coperto da sussidi nazionali.

Con quest’ultimo intervento il tema sanzioni e ricadute su entrambe le parti del contenzioso si conclude.