Tacendo sul fallimento della Repubblica Italiana per eccesso di debito pubblico ho voluto attendere per capire.

Dalla fine di maggio ad oggi, 19 giugno 2020, ho evitato di scrivere e pubblicare alcunché sul fallimento finanziario dell’Italia. Oggi invece è possibile iniziare a capire cosa sta accadendo.

L’Unione Europea avrebbe dovuto approvare entro il 15 giugno un piano d’assistenza all’Italia (chiamato Recovery fund). Ciò non è accaduto per l’opposizione di diverse Nazioni. Perchè finanziare un fallito? Questo è il grande quesito.

L’italia nel suo fallimento rischia di contagiare (il termine è corretto in epoca da pandemia di polmonite cinese) la moneta unica e la Ue.

A quanto ammontano i danni finanziari dal fallimento dell’Unione Europea?

Tali danni sono superiori o pari ai fondi stanziati per l’Italia?

Ecco il punto.

La vera questione in ambito Ue non è se finanziare o no l’Italia fallita, ma la comparazione tra danni. 

Perché siamo arrivati a questo livello? Io non ho lavorato-lottato e vissuto per avere il fallimento dello Stato!

A partire dal colpo di stato in bianco del Napolitano, a fine 2011 nominando il prof. Monti al posto dell’eletto dal popolo Silvio Berlusconi, le sorti della Nazione sono decadute. Storicamente va ricordato l’inizio della crisi acuta dello Stato dal 2011 al 2020, nove anni di governo di sinistra, una forza minoritaria nel Paese, ugualmente però al Governo; perché? Non si sa. In realtà il motivo c’è e coglie le tendenze non costituzionali degli ultimi due capi di stato a livello di preferenze personali.

Oggi il Governo, diretto da un soggetto privo di legittimità politica perchè non eletto da nessuno, l’avvocato Giuseppe Conte, “festeggia” soldi dalla Ue che non sono stati neppure varati. A questo punto e solo oggi è possibile rendersi conto della vastità e profondità del fallimento della Repubblica Italiana. Non serve più tacere.

Riunirsi per decidere come spendere cifre che non sono state ancora accordate, espone il “Governo” alla sua completa inadeguatezza. Nella Ue si pensa di giungere a luglio a quanto non concretizzato in giugno sul piano d’assistenza all’Italia e qualcuno parla che di settembre.

Tacere sul fallimento non è più saggio, ora è il tempo dei cambiamenti sia al Quirinale sia al Governo. Possiamo votare alle politiche per cortesia? E’ possibile chiudere l’era del “tacendo per risolvere” per aprire quella del fare per vivere?

Qui si espone su grafica, di cui non ricordo l’origine, (forse il Sole 24 Ore?) l’indebitamento sul PIL italiano, su base annua, senza considerare il debito pregresso. Questo perchè ci sono due dinamiche da considerare: l’indebitamento sul PIL compreso il debito pubblico (oggi tra il 155 e il 160%) e quello primario, senza debito che non deve superare il 3% per restare nell’area euro. La grafica qui esposta riguarda la seconda grandezza d’indebitamento.