Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle, le reazione. Di Giovanni Carlini – sociologo e uomo di marketing

Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle, organizzando la reazione. Il riferimento è per imprenditori che NON vogliono chiudere l’attività pur ammettendo le loro colpe e distrazioni.

Per rilanciare un’azienda solitamente mi fermo 4-5 mesi vivendo dal suo interno la quotidianità. Altre volte il tutto si conclude anche in 1 mese.

Attualmente mi trovo con gente “sorda”. Ovvero imprenditori di provata esperienza, in crisi che mi chiamano ma non oscaltano. Che gente strana! E’ proprio vero: quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle!

Per me un cliente “sordo” è nuovo quanto strano. Almeno negli ultimi 10 anni, per 88 interventi di ristrutturazione aziendale, il cliente incontrato è un personaggio non soddisfatto della sua impresa, che vuole “cambiare”. Nell’arco di 20 giorni inquadro la sua realtà, presento un progetto, lo si discute e si applica progressivamente. Tempo 4 mesi, “l’opera” è a regime più un mese di collaudo.

Oggi, le ultime tre consulenze a Cornedo Vicentino, Casale sul Sile e Biella sono completamente diverse. Ovviamente sono libero di studiare il caso ma quando presento le soluzioni, queste sono si recepite dalla Proprietà, ma non applicate. E’ molto probabile che a 50 anni mi sia rincretinito, ma poi i fatti, putroppo mi danno ragione. Vediamo perché.

In Piemonte c’era un’impresa del settore alluminio, lettori di SIDERWEB, che con 25 persone fatturava 8,4 milioni. L’anno successivo il fatturato è sceso a 6,7. I suoi problemi sono stati che al fatturato non ha corrisposto liquidità. Il problema sono stati gli insoluti al 50/60%. Mi chiamarono e riusci a far scendere la voce insoluti al 35%. In realtà, non è solo questo l’aspetto per cui fui chiamato.

Il punto di fondo è che un’azienda padronale oggi ha terminato il suo ciclo. Per poter reggere con un mercato che cala del 40% si deve concepire l’impresa come una “cordata” di più interessi concentrici.

Nella fattispecie l’imprenditore non ha più l’energia per gestire l’impresa e i figli fanno molte cose, tranne quelle necessarie.

In tal contesto riusci a trovare un finanziatore esterno, pronto a investire 1 milione di euro, ma la Proprietà non gradì l’idea.

Ipotizzato di fondare una spa tra più personaggi affittando il ramo d’impresa la Proprietà non gradì l’idea.

Spiegato chiaro e tondo che in caso di fallimento la Proprietà sarebbe stata coinvolta in solido non fui ascoltato. Il punto è che la famiglia prelevò troppo denaro dall’azienda per fini personali.

Convinta la Famiglia ad aprire il portafoglio e ri-finanziare l’impresa per 1 milione, arrivano i paletti. Quante persone del clan familiare vanno inserite in azienda per uno stipendio?

L’azienda fallirà con grande rovina per la famiglia. Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle.

Perchè gli imprenditori non ascoltano? Oppure danno retta ma non applicano? Mistero!