Cosa sta accadendo e su quali piste ci si muove per risolvere l’impasse? La globalizzazione ha tradito le promesse! Il Re è morto, viva il Re! Di Giovanni Carlini

Cosa sta accadendo e come ci si muove per gestire l’impasse e crisi della globalizzazione? L’editore mi chiede di scrivere un breve intervento per spiegare perché la crisi sta durando più del previsto. Francamente, dal mio punto di vista, di studioso mi chiedo come si faccia a non sapere che prima d’importanti varianti la situazione non può cambiare! Queste varianti sono iniziate con Brexit e Trump ma non sono ancora complete.

Cosa sta accedendo? In tutti i convegni solitamente sfilano il fior fiore degli amministratori delegati delle più importanti società. All’unisono recita un unico testo: non abbiamo saputo prevedere la crisi. Il peggio è alle spalle. Ci sarebbe da aggiungere: certo che non l’hanno saputa prevedere, hanno guardato solo nel loro mercato, perdendosi i macrodati macroeconomici.

Facendo un passo indietro (quando tutto iniziò) la crisi subprime non si conclamò a luglio 2008! In realtà era leggibile già nell’estate 2007. Perchè già allora nessuno capi? Il motivo è semplice: quasi tutti agiscono disinteressandosi di quanto accade sul più ampio spettro economico. Si tratta di un difetto “mortale”. Una carenza di cultura aziendale in generale e specifica per chi opera sui metalli e l’acciaio.

Chiarito il primo concetto vediamo di spiegare perché le prospettive non cambiamo. Cosa sta accedendo?

La crisi in corso, non ha al momento cure perché è nuova. Non ci sono ancora strumenti di paragone per poterla gestire. La crisi della globalizzazione è inedita e priva di un pensiero alternativo maturo. Certamente e per fortuna, abbiamo Brexit e Trump, ma sono tentativi ancora non articolati e maturi.

In realtà il vero problema è che tutti si concentrano nel cercare soluzioni “locali”. Il riferimento è al piano finanziario, monetario ed economico, quando la radice del malessere è sociale. In definitiva, non siamo in crisi perché qualcuno ha smesso di pagare il mutuo di casa propria. Quindi la crisi bancaria inziata nel 2007 nel mondo e pratica in Italia dal 2017. In discussione è tutto un modo di vivere e relazionare.

Per capirci qualcosa sul cosa sta accadendo, va precisato come un modo di produrre non è mai fine a se stesso. Questo è un errore strategico commesso dalla globalizzazione. Non si produce nella stessa maniera ovunque. La produzione è lo specchio della società. Mettere cinesi e indiani in fabbrica, è stata una mossa che giustifica rivolte e ribellioni in un paese estraneo al ciclo produttivo. Il fuoco cova sotto le ceneri. La crisi con la Corea del Nord e in particolare con la Cina, cela altre chiavi di lettura.

Ne consegue che a seconda della società dove si vive, ce ne sono 9 nel mondo, c’è un determinato apparato produttivo. Oggi stiamo assistendo al rigetto, da parte del mercato, di un sistema di produzione. Si osservi il prezzo del petrolio. L’oro nero era 147 dollari al barile anni fa ora oscilla sui 47. La differenza è di 100 dollari. Il costo d’estrazione è pari a 5-7 dollari al barile. Qualcuno sa spiegare questa logica?

Cosa sta accadendo? Crolla un sistema che non sa piegarsi!

Considerazioni analoghe valgono per molti altri prodotti, compreso l’alimentare, acciaio e rottami. Beni completamente sganciati dalla quantità di effettiva materia prima che contengono. Può reggere un mercato in queste condizioni?

Tradotto in termini operativi non è una crisi dalla quale se ne esca con una manciata di mesi dove basta trincerarsi e “tenere duro”. Oppure con i proclami del governo italiano “il peggio è alle spalle”.  Al contrario serve che il sistema economico torni a essere specchio delle singole società nazionali, pur conservando un alto grado d’integrazione. Perché questo accada servono anni.