Le PMI italiane soffrono per manager troppo giovani e impreparati. La Confindustria brilla per la sua assenza pur costando non poco alle imprese. Infatti l’economia va male.

Le PMI rappresentano la ricchezza della Nazione. Non è una battuta, ma un vero riconoscimento d’importanza sociale all’industria italiana. Senza imprese l’Italia sarebbe al Medio Evo. La differenza che corre tra povertà e benessere è marcato dal sistema delle imprese. Sarebbe auspicabile erigere un monumento a ogni imprenditore nella pubblica piazza cui le scolaresche portano i fiori. Quando però si passa dalla idee alla concretezza, la critica si fa feroce. Sicuramente queste idee soffrono di un eccesso d’idealizzazione ma nella prateria statunitense, il culto per l’imprenditore locale è reale! Perchè negli Stati Uniti il manager e l’imprenditore sono dei leader, quando in Italia ciò non avviene? La differenza è solo culturale o sostanziale? Qui nasce il dramma delle PMI italiane.

Quando a Casale sul Sile in provincia di Treviso un’imprenditore promette e non mantiene, potrebbe essere un caso. Anche a Cornaredo Vicentino, l’imprenditore si mette paura di un sistema ordinato per crescere. La lista diventa lunghissima. Mettiamoci anche le società di ricerca personale che non selezionano over 35 e il quadro si fa completo. Qui il riferimento è alla torinese Mirror srl e alla milanese Micheal Page. Le risposte di queste società sono: ….il nostro cliente è un manager di 30 anni che non sa e vuole gestire persone che abbiano più età di lui. Ne consegue che candidature over 35 non vengono neppure aperte e valutate. Nulla di personale, non è il nostro compito educare e consigliare il cliente. In questo caso a nulla valgono le risposte: che razza di manager è uno che non sa gestire personale più maturo di se stesso? Il vero capo d’azienda è assetato d’idee, non un dittatore della domenica. Certamente una discriminazione di questo tipo dovrebbe costare la licenza alla Mirror srl e alla Micheal Page per discriminazione. Infatti è partita la segnalazione al Ministero del Lavoro.

In mezzo a tutto ciò, la Confindustria non c’è, anche se costa molto, in denaro al sistema delle imprese. 

Cosa emerge dalle PMI dirette da manager e imprenditori troppo giovani? Impreparazione, miopia, incapacità, inadeguatezza. Tradotto in termini pratici oltre 3 milioni di disoccupati. E’ vero che il costo sociale di chi non lavora riguarda noi tutti e non solo le PMI! Però, a questo punto, quel manager che non ha titoli, paghi più tasse! Le aziende che non assumono, si internazionalizzano e non confermino nel contratto apprenditi e stagisti paghino più tasse!

Le tasse non possono essere uguali per tutti. Coloro che generano un danno sociale (vedi imprese con manager troppo giovani) paghino più tasse. Il giovane è sano che sia inserito in un iter formativo che si chiama carriera. Ciò comporta che dopo 15-20-25 anni d’esperienza può anche arrivare alla dirigenza. Il capo dell’impresa (manager o imprenditore) è colui che vede oltre. Che sa prevedere e decidere. Qui tutti gridano allo scandalo per la Brexit e Trump che non hanno saputo prevedere! Che ci facciamo con questi “dirigenti”? Infatti i conti della Nazione non tornano e si aprendo una crisi di grandi proporzioni. 

Conclusione. Che il Ministero del Lavoro accerti gli abusi commessi da un sistema di cui qui indicate solo 2 operatori. Mirror srl e la Michael Page. Non è finita. L’imprenditore per essere rispettato nella società e dal fisco deve produrre ricchezza per la Nazione e per se stesso. Chi non è capace di farlo vada a casa. Produrre ricchezza per tutti significa assumere, rispettare i patti e contratti, ricerca & sviluppo, internazionalizzazione. Non è possibile che solo il 15% degli stage passi in contratto seppur a tempo determinato. Su imprese che si comportano in questo modo ci sia un aumento delle tasse da pagare per il danno sociale arrecato. Chi delocalizzazione e re-importa paghi più tasse attraverso i dazi (benedetto Trump).

A.A.A. abbiamo bisogno di manager maturi e formati come imprenditori responsabili. Dove si trovano e cosa fa la Confindustria per favorire quest’evoluzione?