Le condoglianze. In quest’ora una donna che mi ha voluto veramente bene è giustamente “andata via”.

Già vedova dai giorni dell’attacco alle Torri gemelle a New York, ha lungamente sofferto per più malattie.

E’ mia suocera, la mia seconda mamma. Come atto di civiltà, queste sono le condoglianze che offro a Lei e all’intera famiglia.

Condoglianze come atto di civiltà tra noi umani e vivi e rispetto a chi non c’è più. 

Osservando il fine vita di mia suocera, nella settimana che ha preceduto il decesso, per quanto incosciente, stava ragionando. Credo che stesse vivendo di nuovo i passaggi della sua intera esistenza. Ogni tanto un suono è stato emesso dalle sue arse labbra, ordinando di porre il pesce nella pentola.  O di preparare del cibo. Quindi pagare le bollette. Chiedendo se quel certo esame all’università fosse stato superato e altri aspetti apparentemente non logici. In pratica questa donna ha rivissuto i suoi 84 anni nella settimana d’incoscienza di ricovero ospedaliero. E’ stata portata d’urgenza in ospedale perchè, alzandosi dal divano del salotto, ha ceduto il femore. Si è rotta la gamba per vecchiaia. Cadendo si è fratturato il polso. Cose che accadono nella vita.

Ora è tempo di condoglianze.

Assistendo questa donna nel suo ripassarsi l’intera esistenza, espressa dalla mimica del viso, sento il bisogno d’offrire un valore attraverso le condoglianze. Non basta limitarsi a dirle o firmare un registro dei presenti. C’è bisogno di un di più.

M’impegno a vivere quelle quote di vita che a lei sono state negate.

Voglio vivere meglio rispetto al passato e di più, pensando di più, leggendo di più. Studiando di più. Scrivendo di più. Amando di più. Guardando per capire di più. Ascoltare di più. Rispettare di più. Di non temere nel presentare i miei punti di vista anche se non condivisi. In pratica queste condoglianze servono per esistere di più, oltre che “per il mio”. Grazie d’essere esistita e d’avermi voluto bene Signora Elena, mia suocera, seconda mamma.