Lezione numero 1 di macroeconomia. Il Pil in pratica. Per la parte concettuale rinvio al testo che spiega meglio di me, qui la pratica!

Lezione numero 1 di macroeconomia: il PIL, ovvero il prodotto interno lordo. Questa grandezza, lorda indispensabile per capire (con tutti i suoi difetti) quanto siamo più o meno ricchi rispetto al passato, rappresenta l’argomento 1. Ebbene il PIL si calcola in 3 modi diversi a cui si aggiungono 4 complicazioni (completamenti).

I 3 modi per calcolare il PIL sono:

– a valore aggiunto detto anche per il prodotto;

– in base al reddito;

– calcolando la spesa.

I TRE SISTEMI DEVONO OBBLIGATORIAMENTE INDICARE SEMPRE LO STESSO RISULTATO, IN CASO DIVERSO C’E’ UN ERRORE.

Fra poco andremo a fare i singoli conteggi. I completamenti del PIL sono considerando le rendite (affitti pagati), gli investimenti, l’import-export e infine G, la spesa pubblica. In questo mare di frecce e collegamenti si scontrano/confrontano attori diversi sui mercati. Nel dettaglio:

a) ci sono 3 mercati: dei fattori, finanziari e dei beni e servizi;

b) sono presenti 4 protagonisti che sono la PA (pubblica amministrazione) le famiglie, le imprese e l’estero.

Quanto qui descritto rappresenta l’ossatura, lo scheletro, della lezione numero 1 di macroeconomia sul PIL. A questo scheletro andiamo a metterci la polpa, ovvero studiamo il disegno d’insieme esploso in 5 grafiche.

GRAFICO 1 di 5: il cuore del meccanismo. Ci sono 3 attori che interagiscono (per il momento)

GRAFICO 2 di 5: qui possiamo già calcolare il PIL come spesa, il che sarebbe uno dei 3 metodi di calcolo. E’ facile capire che il PIL di cui stiamo qui ipotizzando sia pari a 140, ovvero 100 + 40. I restanti sistemi di calcolo dovranno giungere allo stesso risultato.

GRAFICO 3 DI 5. Con questo secondo grafico (senza dimenticare i dati contenuti nel primo) possiamo calcolare il PIL in base al reddito.

SI TRATTA DELLA SOMMA DEI REDDITI = SALARI PIU’ PROFITTI. Se questo è vero il PIL è pari a: 40 (salari dal fornaio alle famiglie) + 10 (i salari dal mugnaio) + 50 (profitti del fornaio) + 40 (profitti del mugnaio). Questi ultimi, i profitti, sono descritti meglio nella slide  4.

Certamente anche in questo caso il PIL è pari a 140.

GRAFICO 5 DI 5. Qui si può calcolare il PIL come valore aggiunto, ovvero il terzo e ultimo criterio di conteggio. Vanno sommati il fatturato del fornaio al netto degli acquisti di materia prima, il che vuol dire 100-10=90. Questo è il valore aggiunto realizzato dal fornaio ma non basta, serve anche il mugnaio. Quest’ultimo vende 10 al fornaio e 40 alle famiglie, ovvero fattura 50.

Con questi numeri 50 + 90 = 140 che conferma il valore del PIL già calcolato con i primi due criteri di calcolo.

Con queste 5 grafiche si è spiegato il meccanismo di base, ma non tutto il sistema, ora arrivano i completamenti (complicazioni). Trattandosi di altre 4 grafiche, il tutto è spostato nella lezione numero 2 in quanto questa pagina non tollera troppo fotografie.

A conclusione della lezione numero 1, va rammentato come il PIL non considera i beni intermedi, ma solo quelli effettivamente venduti. Non è, quest’ultima una precisazione da poco, perchè coglie tutte le importazioni di semilavorati dai paesi poveri emergenti come la Cina e l’India, che sono completati in Italia.