La crisi della democrazia: Brexit, Trump, caso Italia

La crisi della democrazia è il tema più importante che investe l’Occidente a cavallo d’anno. Ci sono casi aperti in Italia, Gran Bretagna e negli Usa. La dinamica è nota a tutti. In Gran Bretagna il voto espresso non vale più, perchè la magistratura impone un altro voto dal governo. In Italia è più o meno lo stesso. Il referendum del 4 dicembre tradito (altro colpo di stato). Negli Stati Uniti una massa di persone non ha votato e contesta chi ha vinto le elezioni. L’insieme di questi gravi eventi pone a rischio la ricchezza politica dell’Occidente: la democrazia.

La crisi dell’Occidente emerge dalla messa in discussione della democrazia.

Inutile discutere se la Cina sia una dittatura o un’economia di mercato. La Cina è una dittatura comunista a tutti gli effetti. Il tempo perso nel discutere di Cina ha lasciato scoperto un danno in Occidente. Questo danno si chiama eccesso d’importanza per se stessi. Nichilismo. Individualismo. Isteria. Presunzione. “Lei non sa chi sono io”. Assenza di logica di squadra. Carenza di partecipazione. L’insieme di questi elementi porta alla crisi della democrazia. Il curioso è che chi strilla più di tutti è il “popolo di sinistra” che dovrebbe essere più attento al buon funzionamento della democrazia.

Come si esce fuori dalla crisi della democrazia in atto? Qui serve quella cultura e disciplina che oggi in particolare manca. Chi dovrebbe avviare un processo di ricostruzione sociale ed emotiva della società Occidentale? Probabilmente servirebbe una riedizione degli Stati Generali. Un governo (legalmente eletto) che con la Confindustria, Sindacati e la Scuola, lanci un progetto sociale d’educazione. Per fare questo vanno rispettate le votazioni già celebrate. Quindi spegnere il caso Italia. Confermare la Brexit in Gran Bretagna. Lasciar lavorare il nuovo Presidente degli Stati Uniti.