Il punto debole dell’economia internazionale che proseguiamo ad insegnare inconsciamente nelle nostre università, consiste nell’aver dimenticato l’importanza dei valori e della politica.

La vecchia economia, quella riconducibile alla stagione globalizzata, dal 2001 (ingresso della Cina nel WTO) alla pandemia da polmonite cinese del 2020, credeva che l’economia fosse al di sopra della politica, delle idee e concetti. E’ palese che chi ha voluto seguire quest’impostazione è riconoscibile in un assetto politico molto preciso, oggi in deciso declino o comunque in crisi.

Superati quest’ultimi 19 anni di pura illusione, vissuti con i paraocchi e la ferrea determinazione a non guardarsi intorno, in questi mesi si scopre che non compriamo più il gas a chi lo vende al prezzo più basso.

Cosa invece andrebbe spiegato ai nostri studenti?

Dall’idea non realistica di un mondo tutto tondo unificato da consumi apparentemente comuni (cellulare e computer) in realtà, le 9 culture in cui si divide l’umanità, hanno stili di vita e consumo completamente diversi. Abbigliamento, alimentazione, musica, cinema, educazione e prospettiva di vita profondamente identificate nel locale, rendono l’umanità diversa e non uguale!

Si pensi solo al ruolo della donna nella società.

Qui si accenna a una parentesi; in Occidente la donna è libera perchè rappresenta una centrale di consumo senza precedenti in grado d’alimentare l’intera filiera di una società dei consumi. In altre razze e culture ci sono prospettive diverse rispetto alla sola visione economica, motivo per cui le donne hanno un’importanza diversa. Le donne in Occidente apportano altro rispetto al solo consumo? difficile rispondere. Hannah Arendt ha saputo, negli anni Cinquanta, porre sullo stesso piano il comunismo e il nazismo e ciò rappresenta un grande contributo al pensiero politologico. Oriana Fallaci è stata capace di spiegare argomenti complessi in forme immediatamente intuitive. Poi?

Tornando sui limiti dell’economia internazionale attuale il confronto ci si muove per gruppi culturali.

In Occidente il costo del lavoro è più o meno similare: in Italia 26 euro/ora mentre in Germania 32. Lo stesso confronto non c’è con la Cina che paga 5 $/ora.

Ecco dove fallisce lo schema dell’economia internazionale che insegnano a degli studenti che NON domandano imparando solo per superare l’esame.