Il coraggio va stimolato altrimenti si perde restando agnostici

Il coraggio fa parte della materia prima del carattere. Non si parla di sfrontatezza o arroganza. Il coraggio è disciplina e costanza nell’affrontare i problemi. Qualcosa che è fortemente osteggiato in epoca globalizzata, dove si cerca la sintesi al posto dell’analisi. Ecco che il coraggio perde il senso della moda, lasciando un esercito di debosciati a vagare nel social e nel web. Parole dure ma reali.

Il coraggio a cui qui si fa riferimento è quello di saper educare i figli, ad esempio.

Si tratta di coraggio anche il saper riannodare una relazione affettiva in crisi. Possibile che nessuno si renda conto che il 43% di divorzi è un dato eccessivo? Non è finita. La stima del 60% di abbandoni tra le coppie non coniugate, alza l’allarme. Stiamo parlando d’immaturità affettiva. Del resto il femminicidio da dove emerge se non da un quadro affettivo di questo tipo?

Politicamente parlando c’è un cosiddetto Pd, chiamato partito democratico, che si è macchiato di colpo di stato. Non uno, parecchi colpi di stato, avvallati da ben 2 presidenti della Repubblica. Il coraggio va stimolato, significa punire con il voto politico questa forza NON democratica. Il coraggio va stimolato vuol dire saper riprendere per mano la moglie (non la compagna). La “compagna” non so cosa sia, se non occasionalità per una botta e via. La dignità di un rapporto serio d’amore è per un marito e una moglie. Il resto sono sciocchezze anche se la moda dice diversamente.

Ecco cosa vuol dire alimentare il coraggio. Non ci riferisce a gesta eroiche, ma alla quotidianità tradita dalla superficialità. Infatti la superficialità uccide.

Il coraggio non lo insegna la scuola. Neppure lo si trova nei libri (purtroppo). Emerge dall’esempio quotidiano dei genitori nell’azione educativa. Infatti dalla latitanza dell’impegno genitoriale deriva una società senza coraggio.