Giunge in questo momento notizia di convocazione a 87 persone, professionalmente fisioterapisti della città di Milano, non in servizio ospedaliero, di partecipare alla lotta contro la polmonite cinese.

Onore e rispetto a queste nuove forze che vengono lanciate dentro l’emergenza.

La preoccupazione è tanta, ma altrettanto il senso civico e di responsabilità.

L’augurio è che queste nuove energie siano impiegate dove necessario e magari in quella nuova struttura sanitaria che dovrebbe nascere al posto dei padiglioni dell’Ente Fiera in città.

Comunque sia, la paura è tanta ed è almeno pari allo spirito di servizio che anima questi 87 terapisti.

Non è noto se ci siano altre persone convocate oltre le 87 note; è possibile.

Chi scrive ha i brividi d’emozione e paura, ma anche il dispiacere d’essere un dottore come insegnate non dottore come medico. Avrei voluto esserci anch’io cosciente che alla mia età il rischio è mortale.

Guardandomi intorno noto però con una vena di tristezza il disinteresse, simile ad acqua che scola da un impermeabile dai giovani.

Non toccati direttamente, forse sforati, vivono come soggetti passivi la tragedia nazionale.

Ad oggi, anzi il numero è di ieri, 15 marzo 2020, ci sono 1.806 famiglie che piangono un morto. Di questi 1.806 mi pare che 1.200 sono in Lombardia.

Morti che sono passati direttamente dall’Ospedale all’inceneritore del cimitero e mentre scrivo sento in continuazione le sirene correre per la città vuota.

Giunge in questo momento tristezza e solitudine per le altre centinaia che sono morte oggi, chissà, 200, trecento, 400 o cinquecento.

Mamma mia! 500 morti per giorno.

E abbiamo un “Governo” che non è stato capace di spiegare quanto la corsetta per la città degli “atleti” SIA REATO PERCHE’ DEVONO RESTARE A CASA. POSSONO CORRERE INTORNO AL LETTO DI CASA.

Giunge notizia di un Governo che non sa spiegarsi tra divieti e raccomandazioni.

Prima o poi ci saranno le votazioni politiche, motivo per cui giunge il sentore della scomparsa di chi non è stato neppure eletto (Il Conte) e di chi pur eletto non è stato all’altezza delle promesse.