Adam Smith diede la motivazione al capitalismo. Appunti di studio tratti dal testo Economia Politica di Stefano Zamagni.

Adam Smith (1723-1790) seppe dare alla nascente classe imprenditoriale e capitalista una motivazione morale. Neppure il senso religioso era riuscito in questa missione così bene. Lo studioso scozzese seppe dimostrare che sono “buoni”, per l’interesse e il benessere collettivo, i profitti. Grazie a quest’ultimi è possibile il risparmio e successivo investimento.

Non è finita, è “buona” l’accumulazione di capitale, perchè accelera il progresso tecnologico e la divisione del lavoro.

E’ “buona” la proprietà privata, perchè consente all’imprenditore di mettere insieme i mezzi che costituiscono la fabbrica e quindi occupazione.

Adam Smith fornì alla nascente borghesia industriale una nuova filosofia economica e annessa legittimazione.

Successiva ai mercantilisti e fisiocratici, nel Settecento si affema, nel pensiero economica la SCUOLA CLASSICA. I vizi di questa Scuola sono ancora visibili tuttora nell’insegnamento della micro e macroeconomia. Il riferimento è allo schicciamento che subisce il libero pensiero economico dal vicolo matematico, capace di snaturare l’intero valore dell’Economia.

Oggi chi insegna economia è ferrato in matematica, ma spesso non capisce nulla di quello che avviene nella realtà economica. Basta osservare la sola crisi Subprime del 2008 per poter sostenere questa tesi. Al posto della matematica, nell’insegnamento dell’economia, serve la sociologia dei consumi e la psicologia sociale. Tutti questi difetti e limiti nascono con la SCUOLA CLASSICA.

La stupidità nell’impostazione di studio dell’economia, non è però imputabile ai pensatori della SCUOLA CLASSICA del 700′, quanto agli attuali professori e studiosi di economia. Oggi si è stupidi, non lo può dire però dei pionieri della materia.

La staffetta di riflessioni che portò fino alla SCUOLA CLASSICA è molto ricca, motivo per cui quest’analisi prosegue in altra “puntata”. Tutto iniziò con R. Descates (1596-1650). Per il filosofo e matematico francese non c’è da fidarsi delle emozioni quanto della matematica! Descates idealizzò uno STATO IMMAGINARIO in base al quale utilizzare la sola logica e quanto scientificamente dimostrabile.

Descrivendo il corpo umano come una macchina, Descartes avrà grande successo. Un’attenzione che riprende J.Locke (1632-1704) che ribattezzerà lo stato immaginario in LO STATO DI NATURA. Anche I. Newton (1643-1727) interverrà traducendo il concetto in STATO MECCANICO DI NATURA.

Articolo numero 7 della serie