Studiare economia con impegno e sagacia tenendo però il cervello acceso senza farsi imbrogliare da una teoria che dovrebbe assomigliare alla realtà.

Questo è il giudizio che mi sento di dare sulla materia dopo 50 anni che la studio, discuto, insegno e pubblico di economia.

50 anni sono veramente tanti (per una sola esistenza, ovvero per un uomo/donna). Sul piano dell’umanità corrispondono appena a mezzo secolo ma hanno la loro rilevanza.

Sono nato nell’economia del boom (poco prima degli anni Sessanta). Ho quindi seguito con entusiasmo tutte le tappe dello sviluppo economico fino alla disillusione delle diverse crisi petrolifere del 1974 e 1978.

Mi è stata concessa la fortuna di studiare la trasformazione dell’economia industriale dalla dimensione di corporation, di Spa e grandi imprese alle piccole delle PMI. Erano gli anni Ottanta.

Dalla fine della guerra del Vietnam, seguendo le imprese del Segretario di Stato americano, Henry Kissinger ho visto nascere l’incongruenza di una dittatura comunista (la Cina) nel capitalismo moderno.

La sorpresa sulla Cina, degli anni Ottanta-Novanta, fu grande perché avevo già vissuto l’offesa alla dignità umana che fu la rivoluzione culturale cinese degli anni Settanta.

Comunque, per la questione cinese, ci fidò dello spirito e iniziativa americana. Non fu una bella idea a giudicare le premesse per il prossimo scontro anche militare tra i due paesi.

Come già osservato per il Teorema di Modigliani, alla base della materia “finanza aziendale” l’intuizione fu ottima per quel momento ma pessima come prosecuzione del concetto nel tempo.

Modigliani, applicato ancora e ancora in piena finanza aziendale ci ha portato all’economia del debito.

Kissinger, per uscire dal conflitto vietnamita ha portato una nazione agricola (la Cina) al nemico numero 1 dell’Occidente sul piano culturale e industriale.

Due eventi con una costante: ottimi al momento, pessimi se sottoposti a forzata prosecuzione nel tempo.

L’insieme di queste esperienze e di molte altre ancora conduce a vedere studi di economia che non considerano la Cina come una dittatura ma che si limitano agli sviluppi industriali.

Oggi 11 settembre, come già fatto notare in altro articolo, “l’economia” discute di finanza non accorgendosi della frattura culturale nel mondo che rappresenta l’11 sept. 2001.

A che serve un’economia con i paraocchi? Studiare l’economia è sano ma senza i limiti oggettivi e teoretici della materia! Che non s’immagini il mondo attraverso la sola economia o finanza aziendale, sarebbe come attraversare la strada senza guardare il traffico.

più leggo e più mi rendo conto di quanto superficiale a limitato il solo pensiero finanziario ed economico