Donna e società. Sollecitato dagli studenti ripendo un tema discusso più volte in classe: il ruolo della donna nella società.
Partendo dai tempi di Tucidide da cui abbiamo le prime testimonianze storiche certe, grazie al testo “La guerra del Peloponneso” le donne nella società, fino al 1920 hanno sostanzialmente avuto 2 funzioni:
a) affettiva
b) riproduttiva.
Con la prima guerra mondiale, definibile in forma macabra anche “marmellata di maschio occidentale” e la grave penuria di uomini, le donne sono state letteralmente “sbalzate” nei diversi luogi di lavoro (sopratutto in fabbrica) acquisendo una nuova funzione: quella lavorativa (non più domestica)
Lavorando e guadagnando (meno degli uomini) le donne hanno cominciato a truccarsi, usare le calza di nylon, il rossetto, scoprendo (in forme diffuse e di massa) anche una funzione estetica.
Dalle nuova funzioni lavorativa ed estetica, le donne presto asumono anche quella intelletivam scrivendo libri, articoli di giornale, insegnando ad alto livello.
A questo punto siamo già a 5 funzioni acquisite collocandoci nei tardi anni Cinquanta.
Affacciandosi gli anni Sessanta l’altra parte del cielo conquista finalmente l’ultimo ruolo: la capacità di consumare.
Su questa funzione s’innesta tutto il “ciclo della richezza” nelle società Occidentali.
Grazie alla donna che famelicamente e patologicamente si abbondona a ogni forma di consumo, si costruire la grande industria di massa e successivamente quella di nicchia (PMI)
E’una rivoluzione.
Tant’è che nel mondo non si può parlare di circuito della ricchezza se le donne non hanno un ruolo definito nella società che le consenta di alimentare il processo produttivo.
Ecco su cosa si fonda il successo economico dell’Occidente.

La donna ha permesso, con la funzione consumistica, di raggiungere un livello di benessere sconosciuto da 50mila anni alla storia dell’uomo. Non solo, sconosciuto anche alle altre 8 restanti razze e culture del pianeta Terra.

Sono aspetti, questi appena spiegati, sui quali raramente ci si riflette sopra.