La crisi bosniaca: gelo tra l’Impero austroungarico e la Russia.

Commento al capitolo 14 del testo “1914”.

Premessa

Lo studio della seconda crisi delle tre che hanno condotto l’Europa a familiarizzare con l’idea di guerra, è molto particolare, perché, come già esaminato nella precedente crisi, è avvenuto perfettamente il contrario rispetto a quello che si desiderava.

Ecco che, ancora una volta, ci si trova non solo a esaminare un fatto storico tra tanti, ma una condizione umana, perfettamente condivisibile in special modo tutt’oggi, dove allo sforzo non corrisponde il risultato. Certamente l’analisi storica a questo punto coinvolge anche quella sociologia e psicologica, che non è possibile attraverso il testo di riferimento utilizzato per queste analisi: “1914 come la luce si spense sul mondo di ieri”. Il volume, che rappresenta un libro di storia, tenta una qualche forma d’introspezione sui personaggi principali della vicenda, non cogliendone però il peso e l’impatto sulla società di quel periodo. Sicuramente, giunti a questo livello, si percepisce la mancanza di una storia sociologia che spieghi come sia stato possibile cercare dei risultati e ottenerne il perfetto contrario in ricchezza d’ostilità. E’ come voler tendere la mano e riceve un pugno in faccia: perché accade questo?

Inoltre c’è un’altra considerazione da fare. Il testo e la storiografia classica del periodo, descrive 3 crisi propedeutiche (necessarie) allo scoppio della Prima guerra mondiale:

  • Tangeri nel 1905,
  • la crisi bosniaca nel 1908
  • e infine Agadir nel 1911

In realtà, secondo me, per insinuare l’idea (e quindi la voglia) di guerra negli europei, furono necessarie anche le guerre balcaniche del 1912 e del 1913. Ne consegue che sono stati necessari 4 eventi e non 3. Non solo, ma a spingere alla guerra, non è corretto considerare solo il comportamento delle grandi Nazioni, quanto soprattutto quello dei piccoli nascenti arringati e ipernazionalistici Stati balcanici. Seguendone le scellerate politiche, la Russia si è trovata in guerra con l’Austria. E’ anche vero che il nazionalismo russo, a differenza dalle altre grandi nazioni europee, scelse una visione internazionale coinvolgendo tutti i popoli slavi, anziché la singola Russia. Sistema che fu poi replicato sia dal comunismo sovietico, sia dalla Germania nazista, rivolgendosi a tutte le popolazioni di cultura tedesca fuori dai confini nazionali. Comunque oltre alle scelte nella forma di nazionalismo di quel periodo (nazionale o etnico per russi e tedeschi) certamente la guerra è scoppiata sia perché tutti la volevano in Europa nei termini di risveglio sociale verso classi dirigenti non più adeguate, che seguendo l’immaturità e il teppismo di giovanissimi e irresponsabili Stati, che si sarebbero dovuti educare più che spalleggiare. Ultima precisazione: dalla violenza del nazionalismo etnico il passo alle politiche razziali è veramente breve. Famose sono le conseguenze dell’Olocausto, ma purtroppo meno note, benchè ugualmente gigantesche, sono quelle perpetuate nell’Unione Sovietica con i suoi campi di concentramento (gulag) in funzione dal 1920 agli anni intorno al 1980.

La crisi bosniaca. Non è possibile affrontare questo tema senza approfondirne un altro: che cos’è l’Impero Ottomano?

Provenienti dall’Asia centrale, gli Ottomani (musulmani sunniti) si sono spinti verso Occidente fino a conquistare Costantinopoli nel 1453. Nel corso dei successivi 200 anni hanno vissuto il loro momento di massimo successo e contrasto verso l’Europa Occidentale. Nel 1529 Vienna fu cinta d’assedio dagli ottomani e salvata per puro miracolo dalle forze polacche. Una decina d’anni dopo Budapest cadde in mano ottomana è così tutta l’Ungheria. Verso il 1650 l’intera penisola Balcanica era un possedimento ottomano, quindi anche l’attuale Ucraina e il Caucaso meridionale. Sulla sponda settentrionale del mediterraneo, l’Impero Ottomano comprendeva la Turchia, il Medio Oriente arabo fino ai confini con la Persia e buona parte della penisola araba, fino al Nord Africa e Marocco. Nel confronto con altri imperi, quello Ottomano si presentò con importanti livelli di tolleranza verso le rispettive religioni dei popoli sottomessi, sia ottomani sciiti, ebrei che cristiani, conservando anche l’uso della lingua e costumi locali. Il grande antagonista dell’Impero Ottomano fu quello austriaco, capace di riconquistare l’Ungheria nel 1699 oltre che a importanti sconfitte sul mare. Nonostante ciò, il vero nemico dell’Impero Ottomano fu il nazionalismo e in particolare dalla regione balcanica: la Grecia era già tornata indipendente dal 1832, mentre la Romania, Bulgaria, Macedonia e Serbia, benchè ufficialmente parti dell’Impero Ottomano, erano in crescente distacco. Quando la disintegrazione dell’Impero Ottomano divenne realtà, i suoi possedimenti tornano sul mercato coloniale aprendo alle note rivalità tra europei.

La crisi bosniaca. Non è possibile affrontare questo tema senza approfondirne un altro: gli accordi del 1878.

Nell’Europa di Bismarck e dell’Inghilterra imperiale (impegnata nel sostenere l’Impero Ottomano) la Russia sferrò il suo attacco ai turchi per una “grande Bulgaria” annettendo anche la Macedonia. L’impresa non ebbe successo perché gli europei costrinsero la Bulgaria a restare piccola e ancora sottoposta al controllo ottomano. La stessa sorte toccò alla Macedonia. In compenso, gli Europei stabilirono che la Bosnia, benchè ancora ottomana, fosse amministrata dall’impero austriaco e che sue truppe fossero dislocate nel Sangiaccato di Novi Pazar in proiezione verso l’Egeo. Questo stato di cose fu accettato dalla Russia che sia nel 1897 che ancora nel 1903 (all’atto del peggioramento delle condizioni di vita in Macedonia per la cattiva amministrazione ottomana) come nel 1904 (per concentrarsi sulla guerra con il Giappone) firmò accordi con l’Impero austriaco, non contestando i diritti vantati sulla Bosnia Erzegovina. Tutto appare piuttosto chiaro e semplice. Non solo, va anche considerata la posizione della Germania che si percepisce sia come la “protettrice dell’Islam”, in seguito a un trionfale viaggio di Guglielmo II a Costantinopoli nel 1898 sia desiderosa di recuperare la Russia dall’accordo militare con la Francia del 1894 riesumando il patto dei 3 Imperatori (Dreikaiserbund del 1881 tra Guglielmo I di Germania, Alessandro III di Russia e Francesco Giuseppe d’Austria).

La crisi bosniaca. Non è possibile affrontare questo tema senza approfondirne un altro: la ricerca di un terzo polo nell’Impero austriaco.

Francesco Ferdinando (che morirà nel 1914 a Sarajevo per un attentato serbo) spinse nel 1906 l’Imperatore Francesco Giuseppe a nominare determinati personaggi ai vertici dello stato: il Generale Conrad a capo dell’Esercito e l’ambasciatore Aehrenthal a capo della diplomazia. Erano personaggi molto forti, nominati per reagire alla decadenza dell’Impero austriaco, vittima di quel narcisismo delle piccole differenze con l’Ungheria creando un terzo polo, di cultura slava per controbilanciare i magiari. L’idea del “terzo polo” di Francesco Ferdinando, in realtà, non si concentrò solo sugli slavi e quindi la Bosnia, ma fu rivolta, senza successo, anche verso la Romania che aveva ben 3 milioni di connazionali nell’Ungheria Transilvana, privi di diritti e rappresentazione nel locale parlamento.

La crisi bosniaca. I fatti e le conseguenze

La Russia, dopo la terribile sconfitta nella guerra contro il Giappone, subita nel corso del 1905, tornò a volgere il suo sguardo in Europa e in particolare sui “fratelli slavi” nei Balcani. Quindi il 1906 rappresentò “il ritorno dell’orso” su un’area dove il “tutti contro tutti” era la regola. La Romania contro l’Ungheria, la Bulgaria voleva la Macedonia e l’indipendenza, la Serbia non aveva ancora percepito la sua missione, la Bosnia languiva in uno stato d’abbandono per l’invidia ungherese. Il Montenegro in subbuglio. Come noto l’Austria avrebbe voluto restituire la Transilvania alla Romania, guadagnandone l’alleanza, ma questo a discapito degli ungheresi.

La Russia si sentì tradita dall’ingrata Bulgaria avendo combattuto per la sua indipendenza dall’Impero Ottimano. Sempre la Russia era ormai fortemente interessata al controllo degli stretti sul Bosforo, a danno dei turchi cercando appoggi in Europa, sia direttamente con gli austriaci che con gli inglesi nonostante il loro sfavore.

La Serbia, divenuta indipendente nel 1878, gravitò inizialmente nell’area d’influenza austriaca, senza esserne valorizzata, fino poi a rivoltarsi contro nel 1903 con l’arrivo al potere dell’ultranazionalista Nikola Pasic. Qui va segnalato un grave errore austriaco. Nel momento in cui Vienna era alla ricerca di un terzo polo, il non aver saputo valorizzare le proposte del re di Serbia, Milan (cessione del paese all’Austria) è stato un grande sbaglio. Comunque, con l’arrivo di Pasic i rapporti tra la Serbia e l’Austria diventarono pessimi (guerra dei maiali del 1911 ovvero embargo austriaco sulla produzione principale della Serbia e successivo acquisto di armi dai francesi per difendersi dall’Impero austroungarico). E’ in questo contesto che la Russia si aprì come mercato alternativo per i suini serbi, rispetto quello austriaco. La stessa Serbia era vittima di se stessa nutrendo mire espansionistiche d’ampio respiro su tutti i paesi balcanici, considerati jugoslavi, ovvero slavi del sud (in lingua serbo-croata) e quindi serbi, ma ancora non coscienti d’appartenere a questa razza. Aehrenthal, già ambasciatore a Mosca, divenne capo della diplomazia austriaca quando nei Balcani il quadro era già definito. Il disegno strategico di Aehrenthal fu:

  • provocare la Russia su una conferma dell’accordo per l’annessione della Bosnia lanciando il progetto di una linea ferroviaria che raggiungesse il Sangiaccato;
  • accogliere, ma non decidere sulla richiesta russa in merito al controllo sugli stretti (e questo fu un altro errore austriaco)

Con questa tabella di marcia i russi s’incontrarono a Tallin (allora Reval) con gli inglesi per un accordo strategico e con gli austriaci nel castello di Buchlau. I protagonisti furono Izvol’skij e lo stesso Aehrenthal, ma le cose non andarono come si sarebbe voluto.

Gli austriaci non s’interessarono del problema russo sugli stretti, Izvol’skij concesse l’autorizzazione russa all’annessione definitiva della Bosnia, senza rivelare che avrebbe chiesto una conferenza internazionale di ratifica (come Algeciras nel 1906 per la prima crisi marocchina). Gli austriaci il 6 ottobre 1908 annessero la Bosnia e lo stesso giorno la Bulgaria proclamò l’indipendenza. La fretta che spinse tali eventi trovò motivo nel timore che un nuovo movimento politico turco dei “Giovani turchi” potesse ristabilire, nell’Impero Ottomano, quell’autorevolezza e potenza che sembrava definitivamente al tramonto. Ovviamente serviva muoversi in fretta e così fu per Bulgari e Austriaci. In termini le conseguenze furono che:

  • all’interno dell’Impero austroungarico gli ungheresi s’irrigidirono impedendo qualsiasi investimento in Bosnia, temendo il terzo polo;
  • sia l’opinione pubblica serba, sia quella russa, entrarono in pura isteria premendo per un irrigidimento verso gli austriaci;
  • per tutto l’inverno 1908/1909 la dichiarazione di guerra tra l’Austria e la Serbia (quindi anche verso la Russia) sembrò una questione di giorni. Lo stesso ultra bellicoso Conrad avrebbe voluto colpire anche gli italiani. Dovettero intervenire i tedeschi, minacciando la guerra alla Russia, per far cessare ogni reazione negativa all’annessione della Bosnia all’Impero austriaco. Infatti i tedeschi, memori della sconfitta alla conferenza internazionale di Algeciras, s’irrigidirono unendosi così alle sorti degli austriaci. Von Bulow, nel 1909, ormai ostile al programma navale tedesco, dovette cedere la Cancelleria a Berthmann Hollweg, che avviò una trattativa con gli inglesi per cessare il riarmo navale. Tutto si fermò nel 1911 con la seconda crisi marocchina di Agadir e i tedeschi non raggiunsero quell’equilibrio desiderato di 2 corazzate tedesche contro 3 inglesi;
  • agli inizi del 1909 i venti di guerra cessarono passando all’idea di un indennizzo all’Impero Ottomano sia per l’annessione della Bosnia che per la perdita della Bulgaria; in tutto ciò la Gran Bretagna ebbe il suo ruolo, inimicandosi l’Austria con la quale, fino a quel momento, non aveva mai avuto nessun contenzioso. Non solo, ma la Bulgaria nulla versò ai turchi per la sua indipendenza, costringendo la Russia a pagare, senza per altro, alcun controllo sugli stretti dove transitava il 40% del suo interscambio;
  • Aehrenthal sarebbe morto nel 1912 aprendo la strada a una generazione di diplomatici molto più decisi, che sarebbero poi quelli che avrebbero gestito la crisi del 1914;
  • in tema d’irrigidimento va segnalato come la Triplice Alleanza si sia compattata, ma anche la Triplice Intesa abbia imparato a consultarsi costantemente, aprendo a quei blocchi che solo pochi anni dopo si sarebbero scontrati. Va ricordato come gli inglesi e i francesi, memori dell’Entente Cordiale del 1904, fossero già impegnati in consultazioni militari finalizzate a contenere la minaccia tedesca, Germania che si percepiva accerchiata tra la Russia e la Francia. Si stavano componendo gli elementi strategici di base per il grande conflitto;
  • solo l’Italia riuscì a restare nella Triplice Alleanza mantenendo buoni rapporti con la Triplice Intesa, anche perché stava preparando l’invasione della Libia del 1911 ai danni dell’Impero Ottomano.