Pandemia virus cinese in fase 2 per l’autunno 2020: catastrofismo o seria programmazione si cosa fare?

Sulle motivazioni al ritorno di fiamma del virus cinese, in Italia, non è stato ancora detto tutto. Al di là della singola dinamica epidemiologica nazionale, esiste il resto del mondo. Quando il 30 luglio la pandemia impazza nel pianeta Terra, è veramente difficile chiedersi come non possa tornare in Italia. Basti pensare alla Spagna in queste ore: gli infetti sono oltre mille casi al giorno.

Del resto la stessa dinamica quotidiana nazionale si attesta, oggi nello sfiorare i 300 casi. Il segnale è importante anticipando la fase 2 della pandemia.

UN ASPETTO IMPORTANTE DA CONSIDERARE NELLA PANDEMIA VIRUS CINESE

Riferisce un importante manager di un’impresa di costruzioni di rilevanza nazionale, che chi investe in Italia non sono gli italiani. Mi spiego. Su investimenti a partire dai 5 milioni d’euro in poi, chi investe nel nostro Paese sono fondi d’investimento o autorità arabe e comunque straniere. Con la prima ondata della pandemia virus cinese, il 50% di questi organismi d’investimento se ne sono andati. Forse torneranno, nessuno lo sa. Una cosa è certa: ad oggi, 30 luglio 2020 i cantieri per lavorare ci sono, ma non i progetti per aprirne altri nel futuro. 

Un’affermazione di questo tipo spaventa e preoccupa. Perchè in Italia chi investe sono gli stranieri? Che fine hanno fatto i fondi italiani? La risposta è che l’imprenditore italiano è piccolo-piccino. Significa che questo tipo d’imprenditore si ferma su un valore medio di 50mila euro d’investimento sulla propria realtà. Gli alberghi e i ristoranti non spendono più di 50mila euro di ristrutturazione. Qualcosa in più gli ospedali, ma nell’ordine degli 800mila/1,5 milioni. Su 5 milioni non c’è praticamente nessuno italiano che spende investendo. 

CONSIDERAZIONI FINALI SU QUESTO ASPETTO 

Al di là e oltre la sola pandemia virus cinese, le dinamiche appena narrate fanno riflettere su un Paese ripiegato su se stesso. Quando il 13% del PIL è limitato al turismo anzichè l’industria, che produce valore aggiunto con posti di lavoro con diritto a pensione, la crisi della Nazione è conclamata. L’Italia come repubblica fallita per eccesso d’indebitamento sul PIL prende forma concreta.

Il nostro modello di sviluppo, sbilanciato sui servizi e il turismo incapaci d’offrire posti di lavoro fino alla pensione, va ripensato a favore dell’industria. Ecco perchè parlare di pandemia e di fine della globalizzazione diventa ora più chiaro.