Lo stato patrimoniale va spiegato per fonti e impieghi perchè si capisca. Articolo 1 di una serie di 3

Stato patrimoniale e conto economico, unitamente ad altri documenti, completano il bilancio d’esercizio. Come noto dal 2016 è cambiato il numero dei modelli che completa il bilancio aziendale per effetto della legge 139/2015. In particolare è stato aggiunto il Rendiconto finanziario oltre alla conferma degli altri prospetti già previsti. Fin qui nulla di complicato. I dolori arrivano quando si discute di STATO PATRIMONIALE. Alla domanda cosa sia e rappresenti, arrivano le risposte più disparate. Ciò che è peggio è che pochi ne hanno percepito il senso e la logica. La motivazione risiede nella cattiva spiegazione che ne è stata data a scuola.

Lo stato patrimoniale fa riferimento al Patrimonio che è una grandezza stock. Al contrario il conto economico si riferisce alla ricchezza, che si rappresenta come flusso. Mi spiego.

Al mattino si esce di casa (grandezza stock) per lavorare e produrre ricchezza (flusso). Il salario/stipendio è flusso e quindi ricchezza. Lo stock è quanto di stabile ci sia (casa, auto e grandezze fisiche come culturali, quindi la cultura necessaria a relazionare con il mondo). Il flusso invece “gira”, necessario a pagare i conti e in minima parte ad essere risparmiato entrando nuovamente nel patrimonio. Detto in altri termini, il patrimonio riesce a vivere grazie alla grandezza flusso. Lo stato patrimoniale può rinnovarsi a patto che il conto economico svolga la sua parte di flusso.

Per capire bene lo stato patrimoniale, serve esercitarsi sul prospetto FONTI E IMPIEGHI DEL CAPITALE.

Per fonti s’intendono le passività dello SP. Gli impieghi sono invece le attività sempre dello SP. La logica è semplice. Chi ci ha messo i soldi (le fonti) e cosa ci ha fatto (impieghi). Dalla pratica acquisita in questo modello e logica, si potrà passare allo Stato Patrimoniale vero e proprio. Qualsiasi scorciatoia impedisce la completa comprensione del concetto di Patrimonio.