Io ci sono anche nelle difficoltà è la sintesi aziendale di un’impresa siderurgica. L’imprenditore afferma: Il mercato si è fatto difficilissimo!

Massimo Mo, colpo del “io ci sono anche nelle difficoltà” è il direttore commerciale della AL.FA Laminati srl, incontrato in fiera al Made in Steel. Ha gentilmente concesso quest’intervista.

Domanda: Cosa significa che è il mercato si è fatto difficile?

MO: L’impresa che rappresento commercializza ferroleghe di massa, le importiamo e vendiamo ai nostri clienti italiani. Siamo un’impresa italiana a tutti gli effetti. Il lavoro consiste nell’importare, stoccare a magazzino e distribuire, seguendole necessità del cliente che solitamente è un’acciaieria. Oggi questo segmento produttivo lavora al 50-60% della sua capacità, da cui ne consegue una contrazione importante del nostro lavoro.

Domanda: Pertanto percepisce l’andamento del mercato molto critico o solo difficoltoso e più specificatamente cos’è cambiato?

Mo: Ritengo il mercato molto depresso, ovvero ai minimi. Operativamente parlando, se prima i nostri clienti s’approvvigionavano trimestralmente, adesso siamo su un livello di mese per mese, seguendo attentamente la domanda proveniente dal mercato. Detto in questi termini, apparentemente non dovrebbe cambiare nulla, solo che i nostri fornitori c’impegnano su ordini da 2-3 mesi, quando il mercato domestico opera con altre tempistiche. Accade che paghiamo la materia prima un prezzo che non ci viene riconosciuto dal cliente finale (l’acciaieria italiana). Fortunatamente non veniamo stritolali sistematicamente, ma è una difficoltà ricorrente che ci espone a soglie di rischio che rendono questi tempi particolarmente difficili. Ecco perché ho esordito sulla difficoltà “dei tempi moderni”. In questo contesto vanno annoverati anche i pagamenti, che non sono allineati tra il mercato italiano e quello internazionale. Al’estero si ragiona sui 30 giorni, quando da noi siamo normalmente sui 90-120.

Domanda: Immagina una ripresa?

Mo: Non si tratta di fare l’ottimista ad oltranza (o forse l’incosciente) ma dai segnali che recepisco intravedo un cambio di passo tra il 3° o 4° trimestre di quest’anno. Se mi dovessi sbagliare, allora nel 2014 dovremmo avere quelle risposte che attendiamo. In pratica pensiamo a un recupero della produzione. Affermo questo pur avendo letto nella “rubrica di Carlini” le sue previsioni, che ci portano al 2015, ipotizzando processi di reshoring (ovvero di rientro delle imprese delocalizzate) come sta avvenendo felicemente negli Stati Uniti. Gli americani hanno impiegato un anno per attivare il processo di rientro, con importanti agevolazioni fiscali e di urbanizzazione degli stabilimenti. È pensabile che accada altrettanto in Europa e in Italia. Del resto lo stesso On. Tajani, qui in fiera, ne ha ricordato l’importanza e urgenza.
Professor Carlini, Lei parla con il cervello, mi permetta, come direttore commerciale d’esprimermi con il cuore e la passione del mio lavoro.

Conclusione: La ringrazio per l’intervista concessa e per la sua inguaribile passione, abbiamo bisogno d’entusiasmo e cervello. Buon lavoro.