Ottimismo orfano è la sintesi, amara, di un commerciale di lungo corso operante nell’industria siderurgica

Un commerciale “di lungo corso” di un’importante impresa di produzione del settore siderurgico parla d’ottimismo orfano.

Narra di un suo costante impegno sulla clientela fatto di “ottimismo”.

Incuriosito gli chiedo cosa voglia dire in pratica e spiega che si tratta di un atteggiamento mentale più che di formule commerciali, per nulla coordinate dall’impresa.

L’argomento mi interessa e approfondisco.

L’agente desidera restare anonimo e racconta della sua regione geografica di lavoro e d’estrazione, particolarmente chiusa a ogni novità. Neppure la spinta verso l’estero assume qualsiasi forma d’interesse, eppure ci sarebbe tutta la Libia da ricostruire e fra non molto la Siria. Queste prospettive non smuovono gli operatori locali, che restano a guardarsi tra di loro, per contare chi chiuderà per primo o al massimo (caso ipotetico più unico che raro) entrare in sinergia.

Su un mercato così “concentrato” (spento) sulla sola dimensione locale, con una domanda in costante contrazione e quindi conseguentemente l’offerta, ecco che spunta fuori l’agente di zona ottimista.

Non mi basta il suo accattivante sorriso e cerco qualche dato in più su cui ragionare chiedendo: l’impresa la sostiene con formule di prodotto innovative?

La risposta è sostanzialmente no, nel senso che, il grande gruppo rappresentato ha certamente allargato la gamma di prodotto, ma senza “inventare” qualcosa che già non ci fosse sul mercato. Semplicemente ha permesso un’offerta più completa ai suoi clienti.

Chiedo se ci siano varianti nei termini di pagamento e di stoccaggio offerti dalla casa madre ai clienti. La risposta è ancora un no.

In pratica, chiedo: “il suo ottimismo è sostenuto da qualcosa di pratico e documentabile e soprattutto spendibile?” L’agente anonimo mi sorride e risponde: a Papa Francesco Lei ha chiesto un preciso programma di governo e d’innovazione della gerarchia? Credo di no, eppure Le piace e lo sostiene con affetto. Non è forse ottimismo questo?

Di fronte a Dio, non posso che fermarmi e accettare la fiducia e l’ottimismo come formule e medicine con cui curare la mia logica. Del resto in questa crisi ci siamo entrati con coscienza e scienza, volontà e determinazione. Addirittura avevamo interi sistemi di formule matematiche che alla fine ci hanno condotto a sbagliare la globalizzazione nei suoi processi di delocalizzazione. Vuoi vedere che se smettessimo di “formulare” e agissimo più con cuore e passione, fede e ottimismo, osando dove altri sono tiepidi, potremmo trovare strade nuove?

Grazie ottimismo orfano, ora ti adotto!
Buon lavoro.