Il prossimo collasso sociale della Cina, un evento temuto e non valutato. Si tratta quasi del segreto di pulcinella della globalizzazione. Lo sanno tutti ma non se ne parla per non evocarlo. Di fatto la Cina comunista traballa.


Il prossimo collasso sociale della Cina è da considerare. Perchè? E’ semplice. Chi conosce una dittatura che ha retto per molti anni? C’è poi un altro errore. Quello di credere che il mondo sia regolato solo dalle necessità economiche. Si tratta di uno sbaglio che è alla base della stessa globalizzazione. Oggettivamente anche la stessa moneta unica europea è stata progettata passando sopra a ogni aspetto culturale. Infatti è in crisi.

Va ricordato, ancora una volta, che la moneta nazionale è espressione della cultura di un popolo. Si potranno dire tante cose, ma la cultura italiana non è quella francese. Tantomeno tedesca nel bene come nel male. Legare più culture in una moneta sovranazionale, è stato uno sbaglio. 

Passiamo oltre. Il prossimo collasso sociale della Cina


L’idea di sviluppo occidentale, basato sul consumismo si crede che debba piacere a tutti. Quindi anche ai cinesi come indiani, africani e sudamericani. In realtà le cose non stanno così. 

E’ vero che una mortalità infantile ridotta e una vita media più lunga, sono conquiste dell’umanità. Quindi anche la lotta al vaiolo e alla pestilenza. Sperando che il calo di vaccinazioni non comprometta queste conquiste della civiltà. Andando oltre questo livello, entriamo nel campo culturale e antropologico (quello sempre dimenticato). In quest’area di pensiero “il consumo” è un assetto culturale che cambia a seconda del posto dove si vive. Noi non compriamo un paio di scarpe quando le nostre sono sfondate. Le compriamo e basta. Anzi pare siano in media 25 paia a donna occidentale.

Ebbene questo automatismo di consumo non è affatto scontato nel resto del mondo. Chi ha ragione o torto non è questo il tema. Serve invece capire che imporre, in tutto il mondo, un sistema di consumo (cultura) è una sciocchezza.

Se su questo concetto potremmo trovare un punto d’incontro, esaminiamo il caso della Cina. Nel farlo ricordiamo quanto imparato dalle primavere arabe.

L’Egitto, un caso non difforme dalle altre nazioni del nord Africa. Appena la popolazione egiziana ha goduto di un certo agio economico, si è rivoltata contro il governo. In altri contesti l’agonia del regime è stata più difficile (Siria, Yemen e Libia). Finchè la Nazione è povera, non sente il bisogno di un adeguamento del livello istituzionale.

Studiando il caso del Marocco, la crisi è stata stroncata. La casa regnante ha immediatamente riformato la Costituzione. Torniamo a il prossimo collasso sociale della Cina.

La struttura dello stato cinese è su una dittatura comunista di vecchia data (50 anni fa). La forma dittatoriale è stata rimodellata e “indurita” dalla rivoluzione culturale. Benché sia stato chiamato, nella ristretta cerchia del partito, un imprenditore anziché un politico, il sistema resta poliziesco.

Dall’altro è innegabile che i cinesi abbiano goduto di un innalzamento della loro qualità di vita negli ultimi 10 anni. E’ anche vero che a Shanghai, in questo momento, ci sono 200mila alloggi sfitti di cui non conosciamo il proprietario. In realtà sono operai cinesi che hanno investito “nel mattone”, determinando così una bolla immobiliare. Il PIL mensile prodotto in Cina cala costantemente. E’ lo stesso Partito Comunista a temere rivolte con un PIL sotto il 7%.

Da qui vedere un collasso sociale è piuttosto logico.

Con questo tipo di ragionamento investire 1 euro, oggi in Cina, è sciocco. Il guaio è che il rischio non è solo dell’imprenditore azzardato. In realtà coglie tutti nell’ennesimo spreco per salvare pochi.