Fase 2 il cliente che manca e quando c’è viene anche spennato dagli alti costi: il suicidio dei negozi.

Con queste premesse altro che ridimensionamento del settore “commercio”, al contrario si prospetta un’ecatombe. La fase 2 il cliente non poteva partire peggio!

Qui non si tratta di comportarsi come dei pessimisti o al contrario ottimisti. L’accordo tra esercenti per alzare il costo dei servizi è un suicidio.

I negozianti si giustificano nel recupero dei maggiori costi d’esercizio. Come al solito il concetto sarà anche valido, ma male applicato. Un immediato rialzo dei prezzi da la netta impressione di ruberia ai danni della clientela.

Anche la GDO ha rialzato i prezzi in piena pandemia da polmonite cinese. Tale rincaro è stato però percepito dai consumatori come giustificato dai maggiori costi di trasporto e approvvigionamento.

In un certo senso pur d’avere ogni sorta di prodotto a disposizione e costantemente a rifornito sono stati tollerati i rialzi di prezzo nella grande distribuzione organizzata.

Lo stesso meccanismo, replicato nei bar, peggio nella ristorazione, ottiene un effetto diametralmente opposto. In questo secondo caso c’è il rigetto. Chi è stato “truffato” dai nuovi alti costi, non solo non entra più in quell’esercizio ma diserta tutta gli altri. Questo è l’inizio della trasformazione dei gusti di consumo emigrando definitivamente nella grande e organizzata.

E’ come negli Stati Uniti, dove il piccolo negozio è qualcosa di pittoresco da centro storico. Il resto della Nazione, in America opera attraverso le “mall”, grandi centri commerciali dove si trova di tutto. Al posto del negozio c’è la grande catena e nomi di grido tutti uguali e standardizzati, con commesse sotto pagate, prive di prospettiva di carriera. Insomma lo sfruttamento più selvaggio della manovalanza.

Questo è il destino che si apre nella Fase 2 il disastro del commercio, albergazione, ristorazione e bar. La fine di un modello di consumo e l’americanizzazione del Paese.