211 parchi per una città. Prof Carlini corrispondente dall’estero

Di che cosa stiamo parlando: inquadramento geografico

La città e il contesto nazionale tra razze e culture diverse
Vancouver è la maggiore città costiera della British Columbia (una delle sette provincie canadesi) grazie alle infrastrutture portuali di cui gode, affacciandosi sull’Oceano Pacifico. Qui si parla inglese e questa precisazione è un dato importante da ricordarsi, considerato che il Quebec, provincia che è all’opposto geografico della British Columbia, guardando sull’Oceano Atlantico, non ha spento i suoi impulsi secessionisti sognando De Gaulle e una Nouvelle France. Il riferimento corre a quest’estate, nel 2008, in occasione della festa nazionale canadese (il 1° luglio) quando sulla stampa vengono riportati i discorsi dei politici francofoni impegnati nel richiamo ai concetti del gollismo francese, per “fare la differenza”. In un paese non dilaniato, ma sicuramente capace di coltivare le differenze culturali (che non si limitano ad anglofoni e francofoni, ma anche a una fortissima immigrazione organizzata dal Governo Canadese e proveniente in particolare, per propria scelta, dai Paesi dell’Est Europeo e dall’India, come non gradita dalla Cina e dai paesi arabi) questi distinguo servono a tenere unita la popolazione. Infatti il confronto passa all’Italia, priva tuttora sia di un modello di integrazione razziale, che di un referendum, che consenta alla popolazione d’esprimersi in merito. Ovviamente questi problemi, non sono sentiti in Canada come negli Usa che, nel bene come nel male, adottano un criterio di assimilazione delle culture diverse puntando, come noto al melting pot, quindi a un unico popolo per una sola nazione da considerare occidente.
Specificatamente per la città di Vancouver, l’etnia conta non poco, perché il 52% dei residenti della città e il 43% dell’area metropolitana hanno, come prima lingua, un idioma diverso dall’inglese.

I riferimenti geografici
La città è situata nella parte meridionale della provincia ed è delimitata a ovest dallo Stretto di Georgia, come ad est dalla catena montuosa delle Coast Mountains (sede di importanti località sciistiche) Il nome è in onore del capitano George Vancouver, esploratore britannico.
La popolazione è di 620.000 abitanti circa, mentre la regione metropolitana, conosciuta come la “Greater Vancouver Regional District” (GVRD) o Metro Vancouver, conta 2.250.000 (stima del 2007) Questo la rende ovviamente la più grande area metropolitana nel Canada occidentale, e la terza più importante nel paese.
La popolazione metropolitana è proiettata a raggiungere i 3 milioni di abitanti entro il 2021 (con una densità di 5.335 abitanti per kmq di notte, che balza a 12.370 di giorno, quando dalla periferia accedono in città coloro che devono lavorare) e ciò impone alla Municipalità la prosecuzione e ulteriore pianificazione di un metodo di arredo urbano (landscape) per cui ACER si è recata a capirne il senso.
Per avvalorare ancora di più l’urgenza di una coesione in un progetto unico che sappia coniugare edilizia, vivibilità e arredo urbano, la Municipalità di Vancouver monitorizza la densità di popolazione quartiere per quartiere, in quanto l’intero complesso urbano è “affollato” da un numero di residenti tra i più alti del Nord America, trovandosi al quarto posto dopo New York, San Francisco e Città del Messico. Il trend porta a stimare che con 3 milioni di residenti, Vancouver possa salire alla seconda metropoli del continente.

Di cosa si vive a Vancouver
L’economia di Vancouver ha tradizionalmente fatto leva sulle risorse tipiche della zona, ovvero il legno dalle foreste, l’estrazione mineraria la pesca e agricoltura. Nonostante ciò è in corso un forte processo di diversificazione, avviato dagli anni Novanta che fa perno sul turismo e il settore dei servizi. Non va dimenticato come Vancouver sia a poche ore di auto da Seattle (stato di Washington negli USA) dove l’ecologia urbana fa rima con l’industria aeronautica (stabilimenti della Boeing)
In questa maniera Vancouver è diventata il terzo più grande polo di produzione cinematografico del Nord America dopo Los Angeles e New York, tanto da guadagnarsi il soprannome di Hollywood del Nord. In questo contesto si è conseguentemente sviluppata l’industria dell’high-tech, in particolare quella dei videogiochi.

La qualità di vita a Vancouver
Vancouver è costantemente classificata fra le prime tre città più vivibili del mondo. Secondo il rapporto 2007 della Mercer Human Resource Consulting, questa città è considerata con Vienna la terza città per la più alta qualità della vita nel mondo, dopo le esperienze di Zurigo e Ginevra. Purtroppo, sempre con i dati del 2007 Vancouver è stata considerata la seconda città più cara del Canada dopo Toronto e la 89a a livello globale. Forse per questo (battuta polemica) sarà anche la sede dei Giochi olimpici invernali del 2010.

Clima e flora della città

La città è posta tra il 49° grado di latitudine e al 123° di longitudine, (Milano per esempio è sul 45° 27’50 56’’ nord e 9°11’29 64’’est quindi non molto distante) sull’Oceano Pacifico. Il suo clima e’ uno dei più miti di tutto il Canada, infatti le temperature in gennaio arrivano ai 3 gradi e in luglio sui18 gradi. L’ammontare delle precipitazione della città ammontano a circa 1.219 mm per cui gli inverni sono molto piovosi. Con queste caratteristiche i numerosi parchi cittadini possono vantare un numero di piante e una ricercatezza nei fiori a dir poco “eccezionale”. Mitico è all’interno del parco pubblico Stanley ad esempio, uno dei più grandi della città che si estende su 400 ettari, un’area dedicata che si chiama “The Ted & Mary Greig Rhododendrom garden” dove sono ospitate dal 1960 4.500 piante di ben 20 specie diverse che alimentano così la cura e la cultura per il giardino che è propria della tradizione anglosassone. (abbiamo rododendri del tipo Occidentale, Mayday, Psyche, Ackbar, George Watling, Medusa, cinnabarium X, Withney’s Orange, fatuo sum Flore Pleno, decorum, Crest, Fabia, Loderi Venus, Mrs. Furnival, williamsianum, Exbury Azalea, Magnolia Elizabeth, Hydrangea, Kalmia latifolia e Davidia involucrata.) La cura del fiore come
concetto di educazione civica è uno dei passaggi fondamentali del landscape cittadino.

In termini di verde cittadino si osserva una visione diversa da quella tradizionale imperniata sulle piante e fiori dislocate in mezzo alla carreggiata e qualche parco distribuito in città. Qui a Vancouver il landscpe a verde urbano ha i suoi punti di forza in:

– alberi;

– parchi cittadini in un numero enorme;

– grandi parchi fuori dall’area urbana;

Oltre a questo ci sono le solite vie urbane che tutti conosciamo.

Cartina 1: i 21 parchi alla periferia della città per complessivi 3.700 ettari

Cartina 2: 209 parchi nel tessuto cittadino

I grandi temi sul tavolo

Il concetto di parco cittadino

A Vancouver come ci spiega la Signora Korina Houghton, Capo della Commissione parchi, http://vancouver.ca/parks/board/commissioners.htm inclusa nell’organico della Municipalità, il bisogno di verde urbano non è più solo collocato dentro il tessuto cittadino, se non per quelle aree che tradizionalmente sono dedicate a titolo di parco, giardino, aiuola e spartitraffico. Ci si è resi conto che la qualità di vita, in una grande metropoli, non può restare soggetta e misurata sui metri quadrati di un “fazzoletto di terra”, posto tra due arterie ad alto scorrimento di traffico.
Fatto salvo il volume di verde urbano che c’è, i bisogni cittadini vengono indirizzati dalla stessa Municipalità verso i grandi parchi che sono stati appositamente organizzati intorno alla metropoli.

Houghton: io conosco Milano, Roma e Firenze, per esserci passata come turista e mi sono fermata qualche giorno nelle vostre splendide città. Ho notato come l’arredo urbano resti in scacco, da voi, perché limitato alle aree specificatamente ricavate tra un palazzo. Contemporaneamente, vaste zone già organizzate a parco cittadino come Forlanini e Parco Lambro a Milano e Villa Ada e Torlonia a Roma, non sono valorizzate dal Comune quali polmoni verdi per una tregua cittadina. Da voi il privato va al parco perché è una sua decisione, ma non è frutto di una cultura di vita della città che porta le persone in queste aree.

ACER: Signora Houghton, può spiegarmi meglio questo concetto?

Houghton: Pensiamo a Firenze. Una città che dire bella significa non aver detto nulla! Ebbene a Firenze c’è forse arredo urbano a verde? A me pare proprio di no. Ma lo capisco. Non è possibile spostare un palazzo del Rinascimento Italiano per farci una piccola area con quattro panchine e forse una fontana. Preso atto di questi limiti architettonici, non ha più senso dare “beneficio” alla collettività con oasi di verde che restano, per questioni di forza maggiore, limitate a pochi metri. Vancouver ha scelto di organizzare kmq di spazio adiacente alla città in aree verdi a servizio dei cittadini. In pratica il confronto è quindi tra i metri faticosamente ottenuti nei centri cittadini e i kmq organizzabili nella prima periferia dei centri urbani.

ACER: lei mi parla spesso di organizzazione, ma cosa vuol dire?

Houghton: Significa che se non apro una teleferica per salire dal livello del mare (dove si trova Vancouver) a quota 1.000 su una collina, che è immediatamente sopra la città, lì non ci va nessuno e perdo la possibilità di prendermi l’intera facciata ovest del paesaggio a vantaggio dei cittadini. Vuol dire quindi anche fare gare per chioschi e ristoranti, quindi zoo con orsi e lupi per intrattenere i bimbi, che osservano il falco volare sotto il controllo dei nostri falconieri facendo così spettacolo. Quindi organizzare significa dare un senso a uno spazio, che altrimenti resterebbe “brullo e non sfruttabile”. Che poi in questo ambito ci sia anche l’eliporto, ne consegue quale logica conseguenza consumistica, per far fare un giretto la domenica alla famiglia sullo Stretto di Georgia.

ACER: il concetto è bello ma se lo dovessimo introdurre in un bilancio municipale che accade? Houghton: Succede che non costerebbe un penny! Le spiego. Le nostre amministrazioni di qualsiasi tendenza siano, hanno concordato dei valori di fondo comuni, per cui al cambio di colore del sindaco alcuni concetti restano “dei punti fermi per la comunità” ….
Interruzione: mi scusi Signora Houghton se la interrompo. Si ferma di più su questo concetto che per me italiano è molto importante?

Houghton: E’ semplice. Per restare coerenti con il senso di questa intervista, i partiti hanno convenuto sulla indispensabilità di grandi aree verdi a disposizione dei cittadini per il controllo della loro qualità di vita, il che significa non spesa per il mantenimento dei parchi se non nella fase di allestimento. Gli introiti derivanti dai contributi dei cittadini, (donazioni – circa 6 milioni all’anno) e dai ticket pagati all’ingresso di chi visita alcuni dei nostri parchi, che in questo caso specifico assumono non tanto la funzione di ricreazione, quando di giardino botanico, e ne abbiamo in tutto 4 con queste caratteristiche, apportano complessivamente 31 milioni di dollari canadesi all’anno, quindi gli introiti provenienti dai ristoranti, bar, zoo e quant’altro è lì dislocato, deve servire per non gravare sulle casse del Municipio. E’ luogo comune che non ci sia “guadagno”, ma assolutamente no alle perdite o ai costi. Dal suo volto e dalle espressioni che mi fa, Prof. Carlini intuisco la domanda successiva, ovvero che a colpi di “valori collettivi”, si corre il rischio di blindare e limitare l’iniziativa dei diversi sindaci che si alternano. Non siamo così stupidi! Il traffico, gli assetti urbani, la tassazione, il turismo e l’organizzazione degli spazi produttivi, sono scelte di amministrazione soggette al voto popolare, mentre la sanità, la cura degli anziani, la salvaguardia delle minoranze linguistiche, scuola e il dipartimento parchi e foreste, sono “valori condivisi” che possono anche modificare il loro corso, ma a patto che ci sia l’accordo trasversale e duraturo tra i partiti, non escludendo adeguamenti successivi, perché possono essere cambiati i termini di riferimento di base.

ACER: OK adesso è tutto più chiaro. Ma c’è un aspetto che mi preoccupa Signora Houghton. Quando adesso le chiederò di aiutarmi nel compilare le mie tabelle comparative con le altre città su quanto spazio verde a testa avete a Vancouver contro gli stessi parametri di New York, Toronto e Chicago (precedenti servizi su questo argomento) come faccio? Significa che laddove le altre città misurano in metri gli spazi di verde urbano voi mi date i kmq come unità di misura?

Houghton: è vero, il confronto cessa perché parliamo di aspetti diversi comunque coincidenti sul benessere dei cittadini, che godono di spazi organizzati esterni alla città per viverla dal di dentro. Dirle che abbiamo 99 km di “percorsi vita” e 12 milioni di alberi in tutta l’area metropolitana (città più parchi esterni) per una disponibilità di 67 kmq a favore di 600.000 persone residenti e 2,5 milioni scarsi dai sobborghi, le offre un termine di paragone?

ACER: in effetti no, questo tipo di impostazione mi conduce su un piano e livello completamente diverso, dove la comparazione cessa e resta l’esempio; il vostro contro un panorama di landscape piuttosto pigro sia qui in Nord America che in Italia. Assodato che i confronti non si possono fare, come posso descrivere le vostre scelte ai lettori di ACER in termini di dati, quantità di denaro speso e soprattutto di benessere, che tipo di piante utilizzate?

Houghton: ho capito, lei vuole numeri, superfici e dati. Ebbene dal sito qui indicato chiunque è in grado di poter contare quanti sono i parchi nell’area urbana della città: 209 per complessivi 1.288 ettari. http://vancouver.ca/parkfinder_wa/index.cfm?fuseaction=FAC.ParkList_ABC
Se invece volessimo considerare l’intera area metropolitana, che secondo noi rappresenta il reale sfogo capace di “fare la differenza e riconoscere qualità alla vita in una metropoli”, dovremmo aggiungere altri 21 parchi, per altri 3.700 ettari complessivi, che in questo caso, ovviamente sono di grandi dimensioni. Ugualmente consiglio la visione del sito che non rappresenta soltanto un “vai a guardare e trova da te le cose che ti interessano” ma noi consideriamo l’accesso delle informazioni sul web come cultura civica:http://www.metrovancouver.org/services/parks_lscr/Pages/default.aspx

ACER: Uno dei grandi parchi dislocato alla periferia di Vancouver ma da cui è possibile vedere tutta la baia, e parlo del Grouse Mountain d’inverno funge da stazione sciistica e d’estate da parco generico per giochi e intrattenimento. La Municipalità sostiene dei costi per questa trasformazione?

Houghton: assolutamente no. Gli impianti sciistici sono fissi e ci consentono degli introiti nella casse del Municipio e la coesistenza tra vocazioni diverse è normale in un parco canadese. Come posso pensare che un parco vissuto d’estate non possa essere attrezzato anche per gli sport invernali? Ecco uno dei motivi che rende questa città meta dei giochi olimpici del 2010.

ACER: il nostro Magazine è dedicato più agli agronomi che ai sindaci o agli architetti in ambito di Arredo Urbano. Cioè, in Italia chi suggerisce al Comune come e cosa fare è il binomio agronomo-architetto ambientale. A questa categoria cosa possiamo dire?

Houghton: ogni tipo di ragionamento parte sempre e soltanto da chi abita quella certa area e di conseguenza che cosa vuole. In pratica avremo piante diverse e organizzazione dello spazio a seconda delle età delle persone. Anche su questo abbiamo dei dati sui quali ragionare, prego visionare il sito dal quale emerge che il 23% della popolazione è sotto i venti anni, quindi il 64% si colloca tra i venti e i 64 anni ed infine abbiamo il 13% over65:
http://www.metrovancouver.org/about/publications/Publications/Census2006_PopbyAge_Bulletin_3.pdf Con questi dati sappiamo che gli spazi aperti dove è “bello passeggiare” sono più apprezzati rispetto alle aiuole perché la fascia di popolazione che vive e usa il nostro spazio, richiede meno fiori e più percorsi. Rammento che questa strutturazione della popolazione non è poi così dissimile dall’intera Provincia.

Grafico 1

ACER: andiamo più nel dettaglio.

Houghton: Non mi faccia fretta, altrimenti il ragionamento perde qualche pezzo! (sorriso) Sulla base della programmazione (del 2005) abbiamo un piano complessivo che fissa le regole http://www.metrovancouver.org/about/publications/Publications/ParksGreenwaysPlan.pdf dal quale, ad esempio, specificatamente per gli alberi, deriva lo “Street the planing program” http://vancouver.ca/parks/trees/treeplanting.htm che rappresenta un passaggio cruciale per le aree urbane. Vediamo il dettaglio.

Noi piantiamo alberi per le vie cittadine e i diversi parchi, basandoci su quattro criteri:

1. L’ingombro dedicato alla pianta sul marciapiede non dev’essere superiore al metro;

2. è attivo un programma che provvede alla sostituzione degli alberi quando questi sono ormai ammalati o vittime di intemperie;

3. al fine della valorizzazione commerciale di alcune parti della città, gli alberi vengono utilizzati anche come attrazione;

4. tutti gli alberi piantati rispondono a una logica concordata con i singoli quartieri

A livello di organizzazione generale va rilevato che:

– le diverse specie di alberi devono avere delle caratteristiche di resistenza sia alle malattie tipiche di un ambiente urbano che alla siccità e infine all’inquinamento. Inoltre ci interessa che la pianta dia fiori in primavera e colore in autunno, oltre a garantire l’ombra;

– la nostra capacità di portare acqua agli alberi è per 20 litri due volte alla settimana.

Con questi parametri abbiamo organizzato un servizio capace di:

a) produrre in una fattoria consorziata con il Municipio ogni tipo di albero in grado di sostenere le richieste indicate (si tratta di 8 ettari di produzione per complessive 10.000 piante, di cui 2000 ogni anno inserite nel ciclo di sostituzione. Ogni pianta pesa in genere 200 kg)

b) collocare 130.000 alberi nelle strade di Vancouver (solo negli ultimi 10 anni 40.000 con un ritmo di circa 3.500 all’anno per le vie urbane e 700 per i parchi, in quanto si tratta di alberi diversi a seconda della destinazione)

c) creare un parco arboreo che stimiamo in 500 milioni di dollari canadesi;

d) rimuovere dalla città circa 1.100 alberi all’anno perché malati;

e) organizzare un “VanTree”, ovvero un piano informatico di controllo, in cui sono inseriti la vita e gli interventi che hanno ricevuto ben 500.000 alberi da strada. Mediamente ogni anno interveniamo complessivamente 4.000 volte.

L’albero più comune è il ciliegio giapponese (17.000 unità) a cui segue l’acero e la sequoia, ma complessivamente i tipi di alberi piantati sono di 600 specie diverse. (Abete di Vancouver, Douglas, Rosso, Pino Bianco, Cedro Rosso, Acero da Zucchero e altri)

ACER: visitando diverse città nel Nord America abbiamo notato una cura particolare per gli alberi, in quanto tutte le metropoli sono organizzate con un loro programma specifico. Non ci siamo dimenticati i 7 milioni di alberi di Toronto. Nel campo dei fiori siete organizzati allo stesso modo e quante persone servono per assicurare un servizio di questo tipo alla città?

Houghton: l’organico del Dipartimento è di 50 unità “full time” per un impegno di spesa (personale e manutenzione) di 59,6 milioni di dollari canadesi sul 2008 (di cui 37 provenienti da ingressi e donazioni dei privati) A questa cifra vanno sommati 38 milioni derivanti da parcheggi, concessioni e affitti, il che porta il bilancio a 97,6 milioni. Per quanto riguarda le piante e fiori anche qui, e non mi dica monotonamente, noi abbiamo un punto di riferimento nel Queen Elizabeth Park, che visitato da 6 milioni di persone all’anno, su una superficie di 130 acri/ 52,78 ettari, detta legge nel campo della sperimentazione di piante e fiori. Se vuole il sito glielo posso indicare. Da noi comunque tutto ruota su piante capaci di reggere alla diverse temperature dove le piante di cavolo si distinguono per questo, abbiamo anche qualche pianta di Tulasi (sono una minoranza).

ACER: a quale programma ambizioso state lavorando?

Houghton; Voi in Italia e a Milano avete l’Expo per il 2015 che è una bella sfida, soprattutto dopo aver osservato i fiaschi che si sono avuti in Germania. nel riutilizzo di strutture che sono costate veramente molto. Da noi sono in programma i giochi olimpici del 2010. La scommessa qui è il riutilizzo successivo di quanto oggi viene investito. Oltre a questo aspetto c’è una programmazione più vasta http://vancouver.ca/parks/info/strategy/capitalplan/2009-2011/index.htm che copre un triennio dove prevediamo nuovi parchi, più alberi, piscine, pratica del Tai Chi e skateboard.
Nel dettaglio urbanistico stiamo lavorando su un sistema di trasporti che ci consenta di accogliere presumibilmente 10.000 turisti con un potenziato sistema di collegamento dalla tra la periferia e il centro cittadino grazie a un treno veloce. A ciò si aggiunga un rinnovato impegno nella sicurezza delle vie (sia centro che periferia) al fine di ridurre sia i problemi di circolazione che di protezione degli ospiti. In questo senso stiamo aumentando le linee di transito differenziate e dedicate (per bus, taxi, auto, moto, ciclisti e pedoni), al fine di scoraggiare e ridurre il traffico dei veicoli privati nel centro, dirottando le persone sull’uso mezzi di trasporto pubblico. Ciò produrrà anche una riduzione dei tassi di inquinamento perché se le vie saranno percorse da pedoni e ciclisti e solo mezzi pubblici, ne consegue una nuova dimensione della città. Concludendo l’impegno dei giochi per noi è prima di tutto una riorganizzazione del settore trasporti, da e per il centro, a cui ne consegue una nuova e più potenziata gestione “verde” dell’area perché se ci sono più persone che camminano ci sarà più verde.

ACER. Mi spieghi meglio questo passaggio.

Houghton: la dimensione verde urbana (landscape) si misura dalla quantità delle persone che camminano per la città non da quelle che ci transitano con l’autovettura privata. Esiste un collegamento diretto tra i due fattori. Le città più verdi sono quelle che hanno il maggior numero di persone a piedi.

Acer: Grazie Vancouver, in questa intervista ci avete dato molti spunti sia per l’Expo di Milano che per la gestione del verde urbano nelle nostre città e comuni.