Trasformismo! Studi del sociologo e studioso di storia, Prof Giovanni Carlini 

E’ molto probabile che questo spunto non lo leggerà nessuno, pazienza! le idee comunque vanno avanti anche se nel disinteresse della massa. Prendendo spunto dal libro di John A. Thayer: L’Italia e la Grande Guerra, Politica e cultura dal 1870 al 1915 edito da Vallecchi, emergono dei concetti nuovi, che colpisco anche nell’oggi, dell’Italia al 2016.

Per trasformismo s’intende una politica incarnata e condotta da singole persone invece che dai partiti. Giusto o sbagliato che sia, in quel periodo, tra il 1876 con l’arrivo della Sinistra al governo d’Italia (non paragonabile a quella odierna) fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, la Politica ruotò intorno al pensiero del singolo deputato o senatore. Come sappiamo oggi è completamente diverso, vivendo al contrario la situazione opposta. A questo punto è meglio il trasformismo come politica delle persone o il regime dei partiti? Non so dare una risposta, anche perchè sono un sociologo e un uomo di marketing, non un politologo; certamente il problema va sollevato. Meglio le persone o i partiti? Potremmo ripensare al trasformismo come un passo in avanti nella politica in Occidente? Donald Trump nelle primarie americane non sta forse affermando la sua personalità anzichè quella del partito? In Germania, oggi, i nuovi partiti di destra, contro l’immigrazione selvaggia a danno dell’Europa, sono impersonati da un leader carismatico più che dal partito e la Signora Merkel, come Hollande in Francia, non hanno forse imposto la loro persona al partito e alla Nazione? Ecco che in realtà il trasformismo (non accentuato come nell’Italia del Post Risorgimento) ha una sua natura ben precisa nella prassi odierna.

Ampliando oltre al trasformismo questa riflessione, anche perchè la bontà del testo di Thayer lo permette, emerge una teorica connessione tra il Primo Ministro ed ex garibaldino Francesco Crispi e il Fascismo. Non solo, va anche rilevata l’estrema vivacità critica al parlamentarismo di Giosuè Carducci, il cui erede si è auto dichiarato Gabriele D’Annunzio. A parte la pessima figura che nel libro viene fatta dal Crispi (prese soldi in prestito che mai restituì e s’atteggiò a galantuomo, ultimo dell’epoca del Risorgimento, in un dire e strafare senza concretezza, in pratica un “pagliaccio”) è interessante il parallelismo con il Fascismo, anch’esso roboante nelle dichiarazioni, ma vuoto di concretezza.

Il paragone tra Post Risorgimento e Fascismo, fu tagliato di netto da Benedetto Croce e il conte Sforza, nel tentativo d’isolare storicamente quest’ultimo togliendoli importanza.

L’autore conclude un capitolo con questo ragionamento. Tra il trasformismo, che comunque servì a governare il Paese e il tentativo di Crispi di una rivoluzione permanente che impegnasse la Nazione (contro la Francia per lo smacco in Tunisia e nell’avventura coloniale) ecco che all’inizio del Novecento arrivarono i partiti per convogliare le masse nella vita dello Stato. I partiti servirono alle masse come il trasformismo fu un affare di palazzo, tra nobili e Signori.