Sciogliere la Ue/6 conclude la pubblicazione di ben 2 studi a giustificazione della chiusura dell’esperienza politica della Comunità europea.

A seguire rispetto quanto già scritto nello “sciogliere la Ue/5”:

…..Da quanto qui esposto emergono diversi passaggi che sono:

  • la politica estera comunitaria si svolge in un contesto di pesi e contromisure tra giusti interessi nazionali che la limitano riducendone ogni prospettiva quasi a confermare che una politica estera per la Ue non rappresenta un obiettivo credibile;
  • l’originalità, tutta comunitaria, d’applicare la condizionalità esterna presenta profili di difficoltà interna alla stessa Unione (il rapporto non risolto tra Parlamento e Consiglio) oltre ad indicare un’imposizione che potrebbe essere ampiamente rivista nelle prossime gestioni della Comunità a trazione politica diversa dall’attuale capace di ridefinire il perimetro dei “diritti”;
  • la figura dell’Alto rappresentante per la politica estera qui già descritta e studiata in realtà, per quanto possa senza dubbio ricevere le telefonate da parte di statisti e ministri degli esteri di qualsiasi Nazione, non può andare oltre il solo compito di raccolta delle informazioni da portare al Consiglio cercando una posizione comune. L’Europa, nel suo complesso, formata da 45 Stati e non quella dei 27 che si ritrovano nella Comunità, esiste politicamente dai trattati di pace di Vestfalia del 1648 all’atto della costituzione dello Stato in luogo del Sacro Romano Impero. Quasi 400 anni di Storia rendono la politica estera una dimensione nazionale non comunitaria a cui resta, come già indicato il solo ruolo di coordinamento ma non d’azione che resta statuale e nazionale. Con questo ragionamento non dovrebbe neppure esistere l’ONU che in effetti rimane solo un palcoscenico della politica esterna delle Nazioni. Ecco un corretto paragone: l’ONU sta alla politica estera degli Stati come l’Alto commissario si pone verso le singole e nazionali necessità di politica estera.

La posizione qui espressa non è pregiudiziale verso la Comunità europea ma realista, un aspetto che attualmente difetta in ambito Ue dove l’enfasi sovrasta il pragmatismo. Le stesse considerazioni critiche verso la politica estera sono estendibili alla moneta unica sul cui futuro ci sono più dubbi che certezze. All’Unione europea serve più concretezza che pubblicità.

Sciogliere la Ue/6 termina qui con tutta la serie di spunti concettuali.