PIL al costo dei fattori, una grandezza che in macroeconomia viene considerata quando si vuole discutere di produttività del sistema economico.

La formula per ottenere questa dimensione è:

PIL – TASSE + TRASFERIMENTI ALLE IMPRESE

Fin qui nulla di strano. La capacità di spesa dei cittadini, meno le tasse dovute al sistema statale, più il sostegno che viene offerto al sistema prodotto, ovvero i trasferimenti alle imprese.

Molto spesso negli esercizi offerti agli studenti, il docente appositamente inserisce i trasferimenti dati alle persone (salari, pensioni e indennità di disoccupazione) valori CHE NON VANNO CONSIDERATI. Ora sorge la questione: perchè?

Si legga con precisione di cosa stiamo parlando: AL COSTO DEI FATTORI. Chi utilizza i fattori di produzione? il sistema delle imprese e quello produttivo, quindi la concentrazione d’applicare è connessa alle imprese e a cosa loro perviene. Questo non vuol dire che non abbia riflesso sul PIL la distribuzione dei trasferimenti ai consumatori, che a loro volta spendono generando, grazie al moltiplicatore un reddito più elevato.

Ecco un punto critico della materia.

Singolarmente preso il ragionamento, ovvero il trasferimento a chi spenderà ovviamente non può che essere considerato nel più ampio sistema del PIL. Il ragionamento è corretto sul piano generale.

Qui però ci si riferisce solo ad un aspetto dell’economia nazionale ed è quello produttivo, perchè si vuole successivamente discutere di produttività.

Ora il punto diventa interessante perchè per produttività s’intende la capacità di collocare prodotti sul mercato. Un Paese vive di produttività! La guerra con il resto del mondo si combatte in termini di produttività. Chi è più costoso o vende sotto costo o non vende per nulla, quindi resta in uno stato di povertà.

Si comprende da queste brevi note che il PIL al costo dei fattori indica solo l’inizio di un ragionamento molto più complesso e strategico per il sistema Paese.