Definizione e concetto di crisi: quando si può dichiarare uno stato di crisi?

Oggi, spiegando le vicende argentine del 2001 agli allievi del corso di macroeconomia, ho definito la crisi come una fase in cui TUTTE le precedenti teorizzazioni e modellazioni hanno fallito. Onestamente non è detto che accada sempre così. La crisi può tranquillamente svilupparsi in un ambiente che NON ha voluto rispettare la dottrina. Da qui l’analisi e critica di quanto avvenuto e l’individuazione delle cause.

In tutta franchezza, pensando alle crisi economiche che si sono succedute dalla fine del Settecento ad oggi, non sono capace di distinguere quante derivano da palesi errori commessi e quante siano figlie di un’assenza di soluzioni per quel caso. Per ogni evento ci sono ovviamente OGGI le soluzioni, ma se si nota bene, emergono a decenni di distanza dopo molti studi. Spostandosi nella crisi, nel suo sviluppo iniziale, delle più epoche, affermare che la si poteva evitare applicando pagina …. del testo di macro con la teoria y, mi comporta fatica, difficoltà, disagio e “non ci credo”.

Ecco che mi sento più a mio agio e anche maggiormente aderente alla Storia, quando si può definire CRISI l’assenza di soluzioni precedentemente studiate.

A questo punto e con tale definizione si può affermare che alle crisi non ci sarà mai un limite? SI

La crisi rappresenta un evento “normale”, ciclico, prevedibile di un percorso evolutivo.

Inoltre questa “crisi” c’interessa tantissimo come ricercatori e studiosi perchè rappresenta la prova della validità dell’assetto delle teorie in uso. Non solo, specifica anche in che misura potrebbero essere rivalutati concetti e punti di vista espressi nel passato e dimenticati. Ecco su quest’aspetto denuncio una sofferenza profonda!

Tra un Durkheim ottimista e un Le Bon pessimista, chi ricordiamo oggi? l’ottimista! Ma siamo certi che quest’ultimo sia stato capace di darci il pensiero più genuino e valido?