Le fonti dello sviluppo socio-economico di uno Stato quali sono? Tanto per cominciare qui lo Stato è scritto con la S maiuscola e ciò viene sottolineato in contestazione a quei testi dove non vedo applicato il concetto. Lo Stato è attore, protagonista della vita collettiva quindi essendo soggetto (al pari di Maria, Marta, Giovanni) va indicato con la lettera maiuscola.

Detto ciò come si sviluppa una comunità, quali sono i motori che accendono lo sviluppo? Per rispondere alla domanda serve ricorrere alla storia economica analizzando i diversi casi che si sono sviluppati nel corso dei secoli.

CASO BRITANNICO: PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Tutte le regioni britanniche del Settecento-Ottocento ebbero un pari sviluppo socio-economico motivato da capitale privato. Attenzione che questa caratteristica all’unisono, dove tutte le aree di una Nazione si muovono alzando il reddito pro-capite non è affatto un fenomeno comune con il resto del mondo e in particolare dell’Europa, dove solitamente s’osservano alcune regioni crescere e altre che restano ferme (il caso italiano ad esempio tra nord e sud). Chi ci ha insegnato questo è stato lo storico economico Siegfried Sidney Pollard (1925-1988), austriaco naturalizzato britannico, che nel 1981 ha pubblicato: La conquista pacifica. L’industrializzazione in Europa dal 1760 al 1970.

Lo sviluppo britannico è stato essenzialmente e squisitamente liberista, ovvero affidato ai privati. Lo Stato non ha avuto ruolo nella prima rivoluzione industriale. I privati, con ingegno, hanno realizzato un’invenzione dietro l’altra e applicata.

Lo Stato, nell’esperienza britannica, più che agire come propulsione, ha garantito attraverso le sue istituzioni la certezza del diritto, in particolare quelli di proprietà  e quindi la contrazione dei costi di transizione. Anche in questo caso chi ci ha spiegato ciò è stato Douglas North, economista statunitense, premio Nobel, vissuto tra il 1920 e il 2015, ha scritto diversi libri, tra cui L’evoluzione economica del mondo occidentale, nel 1976 esposto qui in copertina allo studio.

Le fonti dello sviluppo prosegue in altro studio di seguito pubblicato.