La sberla al mondo della siderurgia italiana

La sberla studio sulla siderurgia italiana. Intervista del Prof Carlini: grazie per avermi concesso questa intervista, cosa l’ha spinta nel chiamarmi?

Anonimo Veneziano: è semplice, è corretto darle una risposta al suo ultimo articolo, Descrivendo la migliore persona che non ho conosciuto dove spinge noi imprenditori a uscire da visioni limitate.

Prof Carlini: perfetto, diamo fuoco alle polveri e in questa intervista vediamo se riusciamo ad andare più a fondo rispetto alle altre. Indubbiamente il mondo della siderurgia italiana, sia come produzione che commercio, sta attraverso la peggiore crisi strutturale dal dopoguerra. Ritiene ad esempio che la sovrapposizione tra la figura dell’imprenditore e il direttore commerciale rappresenti un tassello dell’inadeguatezza del settore?

Anonimo Veneziano: Lei ha centrato uno degli aspetti, ma ne esiste un altro peggiore, definibile come l’affanno del produttore nel “piazzare la merce”.

Questo accade perché se il commerciale non è oggettivo e freddo, come dovrebbe, ma al contrario preoccupato come solo un capo dell’azienda sa esserlo nella sua sofferenza, ciò porta a concedere degli affidamenti ai rivenditori che non sono assolutamente correlati alla sua effettiva patrimonializzazione e capacità di produrre reddito.

Mi spiego meglio.

Le banche hanno un rapporto ben preciso, tra quanto raccolgono in depositi dai correntisti e il volume di prestiti concessi; tutto questo si chiama leva finanziaria. Credo, non ne sono sicuro, questo rapporto sia pari a 8,7 ovvero per 1 euro di depositi, la banca sana, ne investe 8,7.

Quelle fallite, di banche, hanno portato arbitrariamente questa corrispondenza a quota 57. Quindi hanno prestato o investito 57 euro a fronte di 1 depositato. La sberla alle regole!

Riconosco come questo ragionamento abbia un’origine tipicamente bancaria. Ebbene, riscontro, da decenni, una totale divaricazione tra il fido concesso dai produttori ai distributori e quanto invece risulta dal bilancio, che solitamente è completamente falso! Recependo questo concetto nel nostro mondo, di siderurgia italiana, in base a quanto ho imparato e capito negli ultimi 40 di attività lavorativa, non dovrebbe superare il rapporto di 1 a 4. Significa che un rivenditore non dovrebbe gestire crediti commerciali per un importo superiore a 4 volte il suo patrimonio dichiarato.

Prof Carlini: in pratica, in un’epoca in cui una delle più importanti banche del paese ha realizzato un clamoroso ed enorme falso in bilancio, quanto tutta l’IMU riscossa dai cittadini, lei parla di trasparenza di bilancio?

Anonimo Veneziano: esatto! Il nostro settore è appesantito da un numero d’operatori eccessivo. In un mondo dove ci nascondiamo dietro un cerino acceso, abbiamo le banche che fanno finta di non vedere e i produttori che assegnano quote di credito assolutamente ingiustificate, pur lamentandosi dei conseguenti insoluti. Stiamo parlando di una farsa che consente a un gran numero d’operatori d’affollare un ambiente che soffoca.

Prof Carlini: credo di capire che l’obiettivo delle sue riflessioni sia lo snellimento del mercato della concorrenza per evitare la sberla

Anonimo Veneziano: Si è vero, così potrebbe apparire in una prima lettura, in realtà il concetto è più complesso. Come tutti i miei colleghi, soffro degli insoluti in una percentuale importante del fatturato, che provoca un’importante selezione con conseguente calo di fatturato. La concorrenza per noi non è più un’occasione di confronto e scontro sulle condizioni di prezzo ma, al contrario, condivisione del rischio, perché stiamo servendo gli stessi clienti che hanno suddiviso l’esposizione attraverso più distributori. In un mondo così “complicato”, la concorrenza è necessaria perché ci aiuta a restare sul mercato. Nel momento in cui gli insoluti dovessero tradursi in fallimenti senza aver parcellizzato l’esposizione, cadremmo inesorabilmente uno dopo l’altro.

Prof Carlini: d’intrecci e mondi complicati ne ho visti parecchi, ma non ne è sopravvissuto nessuno.

Anonimo Veneziano: ecco perché l’ho chiamata e grazie per essere qui. Alla faccia degli scandali di questi giorni, abbiamo bisogno del ripristino del falso in bilancio a livello di deterrenza, per consentire la definizione di un rating aziendale da parte del produttore verso il distributore, con una conseguente importante diversificazione dei prezzi di vendita. Abbiamo anche bisogno di banche che facciano il loro mestiere. Questo non vuol dire elemosinare il credito alle imprese, ma saperlo assegnare. Consiglio un ritorno ai sani principi di ricarico sulle vendite come qualche anno fa facevamo tutti.

Prof Carlini: se ricorda, nei diversi argomenti che ho scritto nel mio ultimo pezzo, c’è l’esortazione a collocare fatturato all’estero, anticipando un 2013 difficile per il mercato domestico, perché ancora non sono stati risolti i problemi di reshoring (ritorno a casa del manifatturiero delocalizzato). Voi come siete messi sull’estero?

Anonimo Veneziano: non vendiamo all’estero ma potrebbe essere un’opportunità e Lei è qui anche per questo.

Prof Carlini: auguriamoci buon lavoro.