La mancata correlazione tra la quantità di moneta (M) e l’inflazione. Nel 2017 sta tornando l’inflazione quale espresso desiderio dei governi della Ue. La motivazione? semplice! con l’inflazione scade l’importo del debito pubblico facendolo pagare a tutti. Paghiamo di più (viveri, affitti, il carburante etc…) e il debito scende. Siamo contenti?

Detto in altri termini il debito pubblico non scende perchè NON abbiamo una buona classe di governo. (In Italia c’è forse un governo democraticamente eletto?) Il debito scende perchè i governi, stampando moneta, vogliono un’inflazione del 2%. Ciò comporta sofferenza per tutti e alleggerimento delle responsabilità di governo. 

L’inflazione e quantità di moneta sono correlati? No. Tra le due grandezze c’è una simpatia senza correlazione. Il concetto viene ben definito nel testo di Niall Ferguson. Il riferimento è per il libro Soldi e potere nel mondo moderno, 1700-2000 edito da Ponte alle Grazie. Nel capitolo 5, “Gli stampatori di moneta: inadempienza e svalutazione” Ferguson entra in tema.

 

La correlazione tra la quantità di moneta (la si chiama “M”) e l’inflazione, non è così diretta come potrebbe apparire.

Non basta stampare moneta perchè ci sia inflazione come solitamente si crede. Non c’è un diretto collegamento perchè le banche centrali (FED e BCE) alla loro nascita, NON ebbero come missione la stabilità dei prezzi. Al contrario, il loro punto di riferimento fu salvaguardare il rapporto tra oro e valuta. Perchè? Semplice, fu l’oro il “motore” della finanza nell’800.

Nel 700′ poi nell’800 e fino al 1931, tutte le monete del mondo ebbero 1 solo riferimento: l’oro. Il metallo prezioso era ed è ancora conservato nei forzieri della banca centrale. Lo scopo, quindi, delle Branche di Stato (FED e BCE, ad esempio) fu quello di “contare” quanto oro ci fosse per stampare altrettanta moneta. Non poteva esserci più moneta di quanto oro conservato. La salvaguardia di questo rapporto, ha giustificato l’esistenza stessa delle banche di Stato. Ne consegue che la stabilità dei prezzi (quindi inflazione) non fu una preoccupazione dello Stato.

Nel proseguo della storia accaddero 2 eventi significativi:

a) le banche centrali presto si accorsero (nell’Ottecento) di non essere più “centrali”. La stessa dimensione della Banca di Francia come d’Inghilterra, furono poste in discussione rispetto le altre banche commerciali. Sorse la domanda: come mantenere la centralità delle banche istituzionali? Si assegnano quindi delle funzioni precise alle banche di Stato che furono:

  • un ruolo POLITICO assicurando il bisogno di denaro al governo;
  • una funzione LEGALE garantendo la convertibilità;
  • il ruolo COMMERCIALE offrendo dividendi ai soci;
  • riconoscendo la parte di PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZA nelle crisi finanziarie;
  • infine accogliere i CREDITI INESIGIBILI dal sistema bancario.

Relativamente al ruolo di PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZA, si formò come conseguenza di un agire. Il riferimento fu alle crisi finanziarie del 1825, 1839, 1847, 1857 e 1866. Walter Bagehot, nel libro Lombard Street del 1873 descrisse bene l’evoluzione della banca centrale in prestatore di ultima istanza. In questa funzione la banca di Stato riuscì con successo a diffondere sul mercato l’uso della carta in luogo del soldo in metallo. La moneta metallica è sempre stata correlata alla quantità di oro. Al contrario la banconota, sganciandosi dall’oro, aprì alla stampa di denaro per soccorrere il governo.

L’inflazione non esisterebbe se non ci fosse la circolazione di carta moneta. 

L’oro scomparve con la crisi del 1931 aprendo alla stampa di carta moneta. Studiando il comportamento del Presidente della Federal Reserve Bank of New York, Benjamin Strong nel 1928, emergono delle novità. Strong attuò politiche perfettamente contrarie a quelle che sarebbero state necessarie in quel periodo. Contrasse la quantità di (M). Alzò il tasso d’interesse. Sterilizzò i flussi d’oro dall’estero. Si preoccupò del solo rapporto oro-valuta. Certamente, come scrive Ferguson, se a qualcuno va ascritta una responsabilità per le sofferenze del 1929, questi è certamente Strong.

Dopo il 1918 vanno ricordate 2 conferenze interessanti. Quella di Bruxelles del 1921 e di Genova del 1922. Si stabilì l’indipendenza della banca centrale dal governo. Fu una buona cosa, anche se tutto sommato piuttosto formale. Tant’è vero che lo stesso presidente Donald Trump sta rivendo l’impostazione. Da quegli anni in poi, le diverse banche di stato occidentali, seguirono politiche non convergenti. Quelle francesi e statunitensi, furono molto interessate al solo mercato interno. La Banca d’Inghilterra si preoccupò invece di tornare al tasso di cambio pre-bellico. Al contrario, la banca centrale tedesca, molto interessata al mantenimento dei posti di lavoro e al sistema industriale, si disinteressò degli aspetti monetari. In realtà fu il nazismo a puntare nella svalutazione del marco per ridurre i debiti di guerra. Con questo intento si generò la crisi del 1931 e la fine della convertibilità con l’oro.

Ora è possibile formulare meglio una corretta teoria dell’inflazione.

L’inflazione dipende più dalle politiche applicate dalle istituzioni finanziarie che dalla sola quantità di (M).

Non solo, la stessa inflazione risponde a una procedura governativa per ridurre l’indebitamento. Si tratta di politica. Far soffrire la Nazione per ridurne il debito. Giusto o sbagliato che sia è quanto sta accadendo.

Benvenuti nel 2017. Ora è chiaro perchè la BCE e l’Italia vogliono a tutti costi l’inflazione?