Esternalità che sofferenza deriva dal fatto che il concetto è facilmente comprensibile, ma quando si passa al conteggio “apriti cielo”. Si ha la netta sensazione che si cerchi un ruolo e spessore nella voluta complicazione del ragionamento. Questo voler complicare la linea del pensiero è tipico di quelle materie come l’economia che sono in attesa di un balzo da un livello “vecchio” (legato all’uso esasperato della matematica e del calcolo) ad uno “moderno” centrato su sociologia e psicologia.

Per spiegare “terra terra” il concetto s’immagini di vivere in un appartamento confinante con una pizzeria e precisamente con quel forno che a 300 gradi cucina le pizze. La stanza che aderisce al forno avrà d’inverno una temperatura tropicale tale da asciugare anche i panni appena lavati. Questo godere di un effetto da altri senza remunerazione è chiamato ESTERNALITA’.

La stessa stanza d’estate, però, non sarà più tropicale ma un vero forno. Anche in questo secondo caso si riceve un effetto da un’attività produttiva ed è ugualmente un’ESTERNALITA’.

Nel primo caso si tratta d’ un’esternalità positiva mentre d’estate, la stessa identica situazione diventa negativa (dovrò comprare un condizionatore d’aria per vivere quella stanza).

Come si nota non c’è una scienza particolarmente complessa nell’argomento, eppure l’economia considera una perdita di valore quel benessere ricevuto e non pagato; che mondo d’avari!

La dottrina s’esprime in questo modo: la quantità che non massimizza il benessere semplicemente solo e perchè non incluso nel sistema dei prezzi. 

Per rappresentare tutto ciò graficamente ecco che si può individuare:

  • il costo sociale (indicato nella nuova cura d’offerta che si alza). Tale costo è considerato superiore al costo di produzione motivo per cui lo si esprime come: costo privato + costo esterno.
  • il costo esterno che misura la differenza tra la prima e la seconda curva d’offerta;
  • si noti l’area colorata come diminuzione di benessere sociale.