Einfuhlung vuol dire empatia, la parola è espressa dal linguaggio tedesco. Si tratta di studi del comportamento umano svolti in ambito sociologico e filosofico. Su questo concetto si sono cimentati in parecchi analisti e studiosi.

Chi la lanciò per primo fu il filosofo tedesco Edmund Gustav Albrecht Husserl fondatore della fenomenologia. Il periodo è tra il 1859-1938.  A seguire, all’inizio del XX° secolo la parola empatia fu tradotta dal tedesco dallo psicologo inglese Edwarrd Titchener.

Oltre ai grandi studiosi e ricercatori che hanno fatto dell’einfuhlung una prassi d’approccio tra medico e paziente, ci fu nel 1917 una studentessa tedesca, di 27 anni, Edith Stein che volle dedicare la sua tesi di dottorato all’argomento.

La definizione che fu formalizzata nella tesi fu che l’empatia E’ UNA MODALITA’ DI RELAZIONE ATTRAVERSO CUI DUE PERSONE SI SCAMBIANO RISPETTIVAMENTE LE LORO ESPERIENZE INCIDENDO NELLE RISPETTIVE SENSIBILITA’.

Vuol dire, che pur non vivendo quell’esperienza, con l’empatia, “un altro, diversa da me” è in grado di trasferire nella mia sensibilità quel fatto vissuto.

L’empatia rappresenta uno scambio, una ricezione d’emozione tra umani.

Messo in questi termini il concetto, contribuisce all’incremento della potenza della persona che, pur non vivendo quella situazione, ne partecipa a pieno titolo. Ecco che dire “ti amo” in regime d’empatia, ha un effetto incredibilmente importante nella vita delle persone che stanno condividendo l‘einfuhlung.

Brava alla dott.ssa Edith Stein.

Edith, per quanto d’origini ebraiche, era praticamente atea, ma si convertì al cattolicesimo.  Non solo, ma da donna cattolica evolse in suora entrando in convento. Nel dettaglio il convento che accolse Suor Edith fu in Olanda.

I nazisti tedeschi, nel loro zelo maniacale, andarono a cercare Suor Edith nel 1942 e la tradussero nel campo di concentramento di Auschwitz dove morì nelle camere a gas.

Che tristezza immane.

Onore e rispetto a Suor Edith già dottoressa Stein e grazie al Suo sforzo intellettuale ed emotivo.