Abuso della lingua inglese nell’insegnamento in Italia. Come al solito, a una buona idea, deriva un’errore (abuso) d’applicazione. E’ il caso dell’Università Cattolica di Milano e di altri come il signor Vincenzo Galasso.

Abuso della lingua inglese nell’insegmamento in italia è un fatto su cui riflettere. Abbiamo studenti italiani, presso l’Università Cattolica di Milano, facoltà di economia, che seguono corsi solo in lingua inglese. Ne consegue che questi ragazzi non sanno esprimersi in italiano su questi argomenti. Peccato che vivranno in italia, dove non sapranno esprimersi in forma scritta e verbale! Che ce ne facciamo di analfabeti che sanno tutto, ma non riescono a mettere nero su bianco un concetto complesso e completo?

Mi spiego meglio. Come al solito in era globalizzata si parte da buone idee, ma poi il tutto si perde per strada entrando nell’abuso. Il concetto è confermato anche nell’insegnamento e specificatamente con un abuso della lingua straniera.

Chi opera con fondi pubblici può usare altro idioma, ma sempre affiancandolo alla lingua nazionale. Questo non accade. C’è gente come il Signor Vincenzo Galasso che pubblica solo in lingua inglese su problematiche d’interesse sociale. Ne consegue che gli studenti vengano poi da me per chiedermi: che cosa ha detto questo tizio?

E’ accado con il Galasso e con i corsi di economia dell’Università Cattolica di Milano.

A questo punto serve una regolamentazione: NON SI PUO’ PUBBLICARE O INSEGNARE IN LINGUA STRANIERA SE SI E’ IN AMBITO PUBBLICO E CON FONDI STATALI! Insisteere nel farlo vuol dire limitare il diritto allo studio e non solo, creare dei circoli d’elite in una società, quella nazionale, già frantumata. In pratica aggiungiamo fratture sociali a quelle già esistenti. A questo punto basta! ne vale la compattezza nazionale.

L’inglese come l’ostrogoto va studiato, ma sempre in affiancamento alla lingua nazionale. Gli abusi del Galasso come della Cattolica a Milano, vanno corretti e depennati. Un abuso della lingua inglese nell’insegamento è l’errore che porta gli studenti a credere d’aver capito tutto limitandosi al suono del concetto anzichè la sostanza.