Tucson rottamazione e conservazione per lungo tempo degli aerei. Osservazioni e ragionamenti.

Tucson rottamazione e conservazione degli aerei per lungo tempo, appaiono dei concetti in perfetto controsenso. In realtà Tucson, in Arizona, è famosa nel mondo per il parco nazionale del Saguaro e per questi due aspetti aeronautici.

Frequentando quest’area da 30 anni noto nel 2018 dei profondi cambiamenti. Il riferimento è alla drastica riduzione dello spazio di rottamazione. Addirittura almeno 3 rottamai hanno chiuso e posto in vendita lo spazio prima zeppo di aerei. Perchè accade questo? C’è forse una contrazione di aerei nella flotta aerea statunitense tale che anche la rottamazione ne risente? Non so rispondere a queste domande, forse è cambiato l’uso tecnologico del mezzo.

E’ possibile che la nuove generazioni di aerei siano meno rottamabili. Ad esempio, se uno Spitfire (al netto della guerra) è fuori uso in 15 anni, già un Phantom passa ai 20 e quindi oggi un Hornet F-18 tocca i 25 anni e così via. E’ una teoria tutta da studiare. Certamente nei decenni precedenti le macchine erano più specializzate rispetto alle polivalenti di oggi per cui si contrae il numero di mezzi ma non la potenza di fuoco.

Resta il fatto che il parco di aerei da smontare si è fortemente ridotto.

C’è un altro aspetto da considerare qui in Arizona, la conservazione. Per conservare a lungo, negli anni, un aereo, sempre a Tucson, serve spostarsi di 500 metri ed entrare nel museo di Pima. Putroppo non si tratta di un museo dove gli aerei volano; il tutto è molto/troppo statico.

Come si evince dalle foto mostrate, conservare a lungo un aereo significa schermarne tutte le trasparenze. In questo modo la luce (il calore) non entra nel velivolo. Quindi chiudere gli accessi ai motori/ugelli prima agli uccelli poi al calore e sabbia.

Conservare vuol dire ancorare il mezzo al terreno e foderare di spuntoni le parti apicali dei piani di coda per evitare il guano. Tucson rottamazione e conservazione docet.

Foto 1: si noti come sono schermate tutte le possibili aperture del mezzo

Foto 2 e 3: l’arte di ancorare un mezzo al suolo

foto 4: evitare il guano dai piani di coda