Polmonite cinese e punti di vista su scala internazionale.

Sono in contatto con diverse coppie nel mondo e ogni giorno ci raccontiamo come sta evolvendo la pandemia da virus cinese.

Dalla Norvegia: beati voi che avete un Governo che sbaglierà pure, ma almeno fa qualcosa, il nostro è un virologo che esce da una scuola per handicappati incapace d’offrire soluzioni.

Non entro nei commenti che ricevo, li riporto soltanto!

In Svizzera, cantone tedesco, una coppia trema in casa e chiede sempre informazioni su come viviamo perchè così anticipa quanto vivranno loro stessi fra 2 settimane.

Un coppia francese, d’estrema sinistra, ci racconta che il Macron sostanzialmente è un vero e totale incapace e che, grazie all’emergenza, sta soffocando ogni forma di protesta pregressa (gilet gialli e pensioni).

Dagli Stati Uniti la reazione più composta; stiamo pregando per Voi. Gli è stato risposto che siamo noi che preghiamo per Loro.

In Canada la polmonite cinese e la distanza che li separa dai conteggianti indica la misura del problema: 100 km dal più vicino caso.

Da Roma dei conoscenti si dichiarano schioccati: un loro amico è entrato stasera in terapia intensiva.

In Lazio altri conoscenti scrivono: Noi stiamo bene grazie. Abbiamo letto lo studio sulle percentuali da polmonite cinese e conseguenze che apprezziamo.

L’impressione che abbiamo è che ci siano molti soggetti asintomatici, contagiati dal virus, che sfuggono alle statistiche.

Molti casi riconosciuti soffrono con pochi sintomi e guariscono in maniera spontanea.

Il problema che abbiamo in Ospedale è che alcuni, dopo non molti giorni di malattia, presentano un improvviso e talora drammatico peggioramento della funzione respiratoria richiedendo immediato supporto di ventilatori.

Peccato che i posti letto negli Ospedali e il personale sanitario siano stati drasticamente decurtati nel corso degli anni e non siano sufficienti a reggere l’impatto di questa situazione.

Teniamo duro.