La sociologia

di Giovanni Carlini 

L’attuale crisi, più di valori che economica, richiama con maggiore insistenza la riscoperta e riappropriazione di idee e punti di vista per almeno cercare una reazione a qualcosa, che altrimenti deprime e fa male. 
In effetti stiamo chiamando con il termine “sociologia” qualcosa che sarebbe più corretto indicare come reazione, riscatto, energia pura. Ma il problema è sempre lo stesso: dove trovare queste fonti d’energia per il riscatto? Ad esempio qualcosa che umilia profondamente una parte degli italiani in questo periodo, riguarda sia la ricerca di dare corpo alle riforme strutturali, che il naufragio della Costa Concordia. I due avvenimenti appiano collegati. Mi spiego.
Anziché riformare lo stato attraverso la modifica della data di scadenza dei documenti o facendo perdere valore al voto di laurea, avremmo voluto assistere al riscatto della Nazione attraverso il formidabile e pronto recupero della nave. Al paese sarebbe servito un grande esempio d’ingegneria navale, attraverso una rapida chiusura della falla emersa da giorni e in bella vista al mondo, quindi far riemergere, grazie a specifici palloni gonfiati a una profondità veramente irrisoria (neppure 30 metri) consentendo l’avvio dell’unità in un cantiere per il suo recupero, sia di vittime che di struttura. Ecco dove avremmo reso orgogliosa la nazione. 
Offerto al mondo un esempio d’alta tecnologia, più che ai tassisti, gli italiani avrebbero voluto vedere ridotte le poltrone della politica, attraverso lo sfoltimento degli Enti Locali. Se abbiamo 8.093 Comuni, non si riesce a capire il senso e il valore di 110 provincie e 20 regioni, comprese le 5 a statuto speciale. In un quadro strutturalmente confuso (sembra che lo si faccia apposta) abbiamo tutti bisogno di una “puntura d’ottimismo”.
Ebbene questa puntura potrebbe giungere ai nostri lettori da una lettura rapida e propositiva di alcuni passaggi di sociologia. Ad esempio, nel 1986, Swilder pubblica un articolo diventato il punto di riferimento per tutta la sociologia contemporanea. Prima di questo studio le persone consumavano e vivevano con un certo gusto, corrispondente alla classe di riferimento. Oggi ci si accorge che non è più vero. L’individuo sceglie in un insieme relativamente integrato pezzi di gusto e stili, prelevandoli da ambiti sociali diversi e anche lontani tra loro. Quindi noi tutti siamo capaci d’atteggiarci e vivere più vite nella stessa godendo-soffrendo esperienze, che nei decenni scorsi erano solo di classi agiate. Tornando alla Costa Concordia, tra i passeggeri c’era veramente di tutto, compreso un sacerdote in “ritiro spirituale”, sdoganando il concetto quel tipo d’esperienza sia limitato a un alto reddito o a esperienze mondane.
Swilder conclude spiegando che l’individuo sceglie, come da una cassetta degli attrezzi, quegli strumenti per vivere un tratto d’esistenza, pronto a cambiarli per altra necessità, appena terminata la prima esperienza.
Tradotto in altri termini, uno psicologo potrebbe parlare di multi personalità oppure riprendere in considerazione la massificazione indifferenzia di un’unica cultura del gusto, azzerando tutte le classi sociali, come ha previsto la Scuola di Francoforte 40 anni fa.
Ebbene se questo è lo spunto che proviene dalla sociologia, come applicarlo in un contesto che fabbrica e lavora? La meditazione volge ora al tecnico, però resta un concetto: come le persone (i consumatori) sono diventati trasversali nei loro stili di vita, anche le imprese devono (al posto di possono perché è scaduta l’opzione possibilista e resta l’imperativo del dover cambiare) sapersi schierare su mercati e processi di prodotto, in forma trasversale. La specializzazione paga nella misura in cui è parte di una capacità nel gestire più aspetti del cliente. Oppure è necessario entrare in un contratto in rete, con altre imprese, replicando il concetto dello studio associato, dove un pool d’aziende sia in grado d’offrire più opzioni. 
Stiamo introducendo il concetto della trasversalità senza ricorrere a “un’idea originale”, ma dall’osservazione di come cambiano le persone, i consumatori e noi stessi. Ecco a cosa ci serve la sociologia. Buon lavoro.