Non fare quello che pensi, pensalo soltanto e solo dopo, se è saggio, allora si può anche passare all’azione.

Da molti anni sono molto impegnato nella studio della psicanalisi. Attualmente il testo che mi sta “dando filo da torcere” (è un piacere) è quello della psichiatra Nancy McWilliams, canadese. Il titolo dell’opera è “La diagnosi psicoanalitica” editrice Astrolabio – Roma. Il testo m’impone degli “stop” che mi fanno soffrire perchè non consentono la lettura/studio fluido. Nonostante l’impegno ed ormai 4 settimane sono solo a quota 256 pagine sulle 378. Arriverò alla fine del testo con fatica!

Una frase che mi “martella” da un centinaio di pagine è: non fare quello che pensi! Pensare è diverso dall’agire.

Il contesto nel quale s’inserisce la riflessione, riguarda le principali 10 patologie della mente oscillando da psicotici, necrotici, esibizionisti, schizoidi, omosessuali e altri. Va quindi premesso che il contesto è molto particolare; quello della malattia del pensiero e del comportamento umano. Ebbene a fattor comune tra le 10 patologie, va riscontrata l’incapacità di saper filtrare il pensiero dall’azione. L’assenza dei freni inibitori e del controllo caratterizza la malattia.

Uno psicotico frigge come una padella sul fuoco senza cucinare nulla. Si tratta di un esempio già fatto più volte in queste riflessioni, che coglie perfettamente nel centro del dramma umano.

A questo punto chi è il normale?

E’ sano colui che pensa e sa distinguere tra:

  • quello è bello solo pensare;
  • ciò che è corretto pensare e fare.

Il patologico ha confuso il pensiero e l’azione, anzi ha letteralmente saltato a piè pari ogni forma di riflessione. Ora però un approfondimento: come si fa a pensare? E qui casca l’asino! Per pensare servono delle condizioni che sono:

  • silenzio o comunque concentrazione;
  • libri sui quali misurarsi per allargare il pensiero;
  • quotidiani (non ovviamente la Gazzetta dello Sport) per seguire l’attualità da approfondire sui libri;
  • prendere appunti su quanto studiato e confrontarsi con altri in un sano e profondo dialogo;
  • tante persone leggono, ma poi con chi si confrontano?

Non fare che studi e non comunichi; è uno spreco!