Motivazioni al rifiuto d’assistenza pubblica alle sorti del terziario italiano, in seguito alla pandemia da polmonite cinese.

Uno studio similare è stato pubblicato ieri in questo sito. L’intervento di un lettore, il Signor Massimo Rebessi, che ovviamente si ringrazia, ha però messo in luce il bisogno di motivare meglio il rifiuto.

Oltre ai più aspetti che saranno qui ricordati, il concetto ruota intorno all’importanza per la Nazione che assume una certa attività.

Quando un’attività economia è importante per il Paese? 

E’ importante quel settore economico che assume un ventenne per portarlo a pensione a 65 anni. Questo è un primo passaggio.

A seguire se produce reddito e quindi paga le tasse.

Non ultimo la certezza del diritto nella busta paga, il contratto e qualità di ambiente di lavoro.

Non è possibile escludere anche il peso sulla bilancia commerciale in termini di export.

Ancora non è finita: quanta ricerca e sviluppo con annessi brevetti è stata sviluppata?

Con questi parametri nasce l’importanza di un’impresa per il Popolo Italiano.

Li riassumo:

  • assunzione fino a pensione;
  • produzione d’utili aziendali tassati;
  • certezza del diritto nel tratto con il personale sia contrattualmente sia nella qualità di gestione risorse umane;
  • esportazione di quote della produzione, mentre è un demerito la delocalizzazione (quote di lavoro in meno per gli italiani)
  • ricerca e sviluppo con conseguimento di brevetti registrati.

Chi si trova in queste condizioni e non ha delocalizzato per re-importare parti di prodotto o merci intere nel nostro Paese (punti in meno dal totale), merita sostegno.

A chi risulta che il terziario sia un ambiente dove si assumono le persone per portarle a pensione? Si è vero, accade nella assicurazioni, non è invece usuale in bar, ristorarti e alberghi.

Venendo a mancare le motivazioni profonde per un interesse nazionale in chi non apporta ricchezza continuativa alla Nazione, perchè usare denaro pubblico per loro?