La transizione digitale è stata già qui definita come un diretto attacco al privato dei cittadini quindi una contrazione del senso stesso di democrazia nello Stato moderno. Assodato il concetto come dovrebbe essere gestita laddove se ne volesse perseguire la strada?

Come, anche quest’aspetto è stato già discusso, la transizione digitale va scelta non imposta al cittadino, ma non basta più come concetto, serve spiegare di più.

L’epicentro dell’attacco alla democrazia in termini virtuali (digitali) è la Pubblica Amministrazione per cui è da qui che serve partire.

La cultura digitale, come oggi intesa, si rivolge esclusivamente alla parte tecnica dell’applicazione trascurando completamente le implicazioni sociologiche, politiche e filosofiche. In pratica il dirigente PA all’informatica (quando esiste) è appena un tecnico nulla di più. Troppo poco per potersi definire “cultura”.

Inoltre lo strombazzare a destra e manca che il virtuale (digitale) assicura la democrazia come maggiore partecipazione del cittadino al processo di formazione della decisione nella PA, rappresenta solo un mero slogan privo di contenuti. Come sappiamo è vero il contrario, con il digitale si riduce il privato e quindi la democrazia.

Il futuro potrebbe essere inteso come INTRANET.

Si tratta di un sistema di comunicazione limitato e interno alla singola amministrazione che non ha contatti con l’esterno se non per un solo collegamento altamente presidiato per evitare l’ingresso d’attacchi distruttivi delle informazioni.

Intranet assicura la comunicazione interna, ma anche in questo caso va spiegato un passaggio. Il funzionario-dipendente dell’amministrazione NON DEV’ESSERE IN GRADO DI COMUNICARE con tutti coloro che fanno parte di quell’organismo. L’organigramma deve indicare SOLO quei contatti funzionali al ruolo di lavoro del dipendente.

Ecco che si crea una rete limitata di contatti (e ovviamente controllabili, ma l’informatica non è democrazia e rispetto del privato) dove interagire.

Creare degli arcipelaghi di singoli Enti connessi solo da un ponte presidiato e protetto è il futuro della transizione virtuale (digitale) nella PA.