La memoria è selettiva mentre la Storia è oggettiva. Purtroppo nell’Italia repubblicana s’insiste sulla memoria lasciando aperti i problemi storici.

La memoria è selettiva nel senso che cancella alcuni aspetti a vantaggio di altri. Questo concentrare il ricordo su alcuni aspetti e non altri è perfettamente umano, quindi comprensibile e condivisibile. Meno male che nella vita di coppia e nelle relazioni ci si concentra sulla parte bella della vita condivisa. Finché si discute sulla selettività della memoria in ambito privato, non c’è problema: le persone “funzionano così”. Il ragionamento cambia completamente quando si passa dal privato al pubblico.

Nel dettaglio, lo Stato non può permettersi il lusso della memoria al posto della Storia. Mi spiego. Il dittatore Stalin è stato un macellaio d’umanità. Solitamente viene celebrato come un grande statista e questo solo per effetto dell’uso della memoria storica. Il problema si replica su Fidel Castro a Cuba e “il Che” in America Latina. Quest’ultimo, Ernesto Guevara, era solo un terrorista cubano a spasso tra i paesi dell’America Latina, diffondendo la rivoluzione armata. Cos’altro dire del terrorista Feltrinelli, morto applicando una bomba a un traliccio dell’alta tensione nella periferia milanese?

Si tratta solo d’esempi che subiscono una completa trasformazione ancor oggi. Gli stessi casi sono estensibili alla piaga italiana della riconciliazione tra fascismo e Nazione. Il problema non è stato risolto. Non c’è ancora la volontà politica di ricorrere alla Storia limitandosi solo alla memoria. Anche per questo motivo nei prossimi mesi è atteso un cambio di governo in Italia.

La “questione fascista”, celebrata con grade enfasi ieri a Como, è frutto di un errore politico e storico. Quando potremo istituzionalmente analizzare in termini storici l’Italia del ventennio?

La memoria è selettiva per le persone non per le Istituzioni, che dovrebbero unire anzichè dividere come invece ama fare la sinistra.