La crisi della classe media rappresenta il segnale primo della fine per la globalizzazione.

Concetti che sono stati pubblicati e discussi per anni, senza ascolto da alcuno, ora divampano con drammatica certezza. La forte contrazione della classe media, nelle società occidentali, espone alla crisi della civiltà democratica.

C’è un nesso tra democrazia e classe media, che la globalizzazione non ha mai voluto considerare.

In pratica, come più volte qui affermato, la globalizzazione è solo un procedimento d’allargamento della base di consumo per far calare i costi di produzione delle merci. Utilizzando il basso costo del lavoro, in alcune parti del mondo, si è proseguire a viziare l’altra parte, quella più spendacciona.

Il travaso di consumo, da una parte all’altra del pianeta, avrebbe dovuto comportare l’innalzamento del consumo e ricchezza dei poveri. Questo è avvenuto, è vero, a tutto discapito della parte ricca.

Oggi abbiamo ex poveri che vivono bene ed ex ricchi che soffrono una classe di reddito più bassa. Il risultato è che lo sviluppo e il benessere non nasce da un ex povero, ma da un “ricco” che investe.

Conti macroeconomici che non ha svolto nessuno.

Il quotidiano italiano economico, Il Sole 24 Ore, del 6 maggio 2019, a pagina 3 titola: “Classe media sotto pressione: persi 2.350 euro di reddito dal 2008”.

Ovviamente il Sole 24 Ore non sa andare oltre che il solo e mero aspetto economico. Questo è il limite della globalizzazione!

Chi ragiona di economia e a maggior ragione la stampa economica, non sa fare altro che il due più due, illudendosi che sia sempre quattro. In realtà è anche la radice quadra di sedici e il logaritmo di un altro valore.

Per non farla complicata, l’arretramento della classe media espone la civiltà Occidentale alla crisi della democrazia. Ecco il serbatoio di malcontento che pone in crisi la stessa Ue (ammesso che abbia ancora un futuro).

In termini di reddito, si definisce classe media quella che gode di una ricchezza tra i 26 e i 55mila euro annui. Il caso italiano (più grave rispetto al resto dell’Occidente) segnala un calo dell’11,7% in dieci anni (2008-2018).

A seguire altro studio sull’argomento.