I miei sogni in un’era contrassegnata dalla polmonite cinese, chiamata corona virus, in realtà sono incubi. Vuol dire che impressionato dall’alto numero di decessi, sogno la morte.

In questo sognare la morte, vedo persone care decedute che sono allegre e vestite molto bene, con colori sgargianti, che mi fanno festa per il mio arrivo.

In pratica come se mi stessero aspettando.

Nei miei sogni ho incontrato mia suocera così passionale e calda come non è mai stata in vita sua (da quando l’ho conosciuta fino al suo decesso per vecchiaia) vestita con un giallo così intenso, d’assomigliare a un cespuglio di mimose.

Un cespuglio di mimose come suocera che m’abbraccia e bacia! Uaua che sogno e forse incubo (scherzo, ma non troppo).

Sogno anche corpi, corpi nudi che calvi chiedono qualcosa dal sottoscala nel quale si muovono come se fossero leggermente più agili di uno zombi.

Impressiona che a Milano ci siano rimasti appena 11 o 13 letti di terapia intensiva ancora disponibili. Alla faccia della sanità migliore del mondo!

Non voglio criticare chi fa del proprio meglio oggi, ma certamente nel “ieri” chi non ha saputo gestire la sanità civile e non ha finanziato quella militare come organismo di riserva per le calamità.

In TV un “Governo” allo sbando, diretto da uno non eletto da nessuno (quindi privo di responsabilità politica) sbandiera la migliore sanità del mondo.

Che gli operatori sanitari diano il meglio di se stessi, nessuno lo nega, anzi, rispetto e onore per chi sta svolgendo il proprio lavoro con passione e dedizione.

Però che 2.000 ricoverati mettano in ginocchio la sanità migliore del mondo, vuol dire che qualcosa non funziona.

Se mi dovessi ammalare, alla mia età, avrò bisogno del respiratore e un medico, tra me e un quarantenne, mi lascerà morire per assenza d’impianti disponibili.

Nel caso sopravvivessi a questa crisi pandemica, tutto ciò me lo ricorderò alle prossime elezioni politiche.