1914: Analisi sociologica degli ultimi mesi di pace

Premessa

I mesi in corsa tra la fine delle due guerre balcaniche, nell’agosto 1913 e l’assassinio di Sarajevo nell’estate del 1914, rappresentano ancora oggi un momento storico di grande interesse, perché contengono una clamorosa contraddizione: un’affannosa corsa al riarmo unita a fase di relax, quasi di torpore nelle coscienze dei governanti e cancellerie d’Europa. Si potrebbe parlare di quiete prima della tempesta, anche se solitamente si parla di quiete dopo una burrasca.

Non è strano nella storia che a una dichiarazione di guerra seguisse un semestre di noia (drole de guerre). Quanto qui “affascina” è paragonabile a quella predisposizione mentale del paziente che ha sotto gli occhi la sua cartella clinica, che non gli concede più di 2-4 mesi di vita e sta decidendo per il futuro, su qualcosa che andrebbe seguito giorno per giorno, nei prossimi 5-10 anni. Oppure di quel Signore che sul Titanic in affondamento, chiede al barbiere di tagliargli meglio la basetta destra. Probabilmente questo stato mentale è tipico delle persone poste di fronte a eventi di dimensione e portata non gestibile. Nella storia della Grande Guerra di Winston Churchill, questo periodo fu definito di “straordinaria tranquillità”.

Quali erano i grandi problemi ancora aperti

Al di là dei soliti attriti ormai noti da decenni relativamente a:

  • l’accerchiamento della Germania tra la Francia e la Russia;
  • l’attrito tra l’Impero Austroungarico e la Russia per i Balcani, complice sia la Serbia ma in realtà tutti i paesi dell’area e la questione del controllo dei stretti sul Bosforo alla luce del prossimo collasso dell’Impero Ottomano;
  • l’indecisione su come considerare le due Triplici alleanze: ostili o cordialmente diverse tra loro con uno scopo offensivo o difensivo? Certamente le due alleanze concludono l’esperienza del Concerto europeo, ovvero di quel sistema di relazioni in Europa, che ha saputo mantenere la pace per un secolo: dal Congresso di Vienna alla Prima guerra mondiale ( aperto il 3 ottobre 1814 e concluso il 9 giugno 1915 con effetti fino al 1914. Si celebra il Congresso di Vienna perché per la prima volta, nella storia moderna, tutti i capi di stato si sono incontrati intorno a un tavolo per confrontarsi)
  • l’astio tedesco verso i recenti atti coloniali europei (le crisi marocchine) ma ancora più importante l’odio francese per la Germania per la sconfitta di Sedan del 1870;
  • dal bisogno coloniale tedesco, emerge il confronto navale con l’Inghilterra, che ha così intimamente danneggiato i rapporti tra i due;

a questi aspetti, squisitamente politici, se ne aggiungono altri di natura sociologica, che hanno avuto una clamorosa importanza, ma mai profondamente esplorata nella storiografia moderna.

Il primo riferimento corre agli scioperi inglesi, capaci di paralizzare l’intera isola in un sol giorno. Il contrasto tra proletariato e imprese trovò una diretta motivazione nella povertà della qualità di vita, posta a dura prova dal governo Sua Maestà impegnato nelle ingenti spese militari, riconducibili alla competizione navale con i tedeschi, dove per diretta ammissione del Ministro degli esteri, Grey, si costruivano navi non per necessità, ma in risposta alla sfida sui mari posta dalla Germania.

Dal malessere che gli scioperi portarono nella società britannica, il passo successivo è facile, per comprendere sia il nascente movimento femminista (va ricordata l’opera della Signora Pankhurst e della figlia Christabel, nella guerra degli sputi, le bombe carta per far saltare le finestre, il carcere e l’alimentazione forzata alle detenute fronteggiando lo sciopero della fame) che quello irlandese molto più drammatico e lacerante.

Sulla questione irlandese mentre il governo britannico era intenzionato a concedere l’indipendenza all’Irlanda, chi si oppose con energia furono i protestanti dell’Ulster, da cui il problema che ancora oggi sviluppa i suoi effetti, in una conflittuale convivenza tra cattolici e protestanti. Dalla burrascosa Inghilterra, sul piano sociale, in Germania non mancarono gli stessi elementi sociali di contrasto, non ancora emersi in forma così diretta. Nelle elezioni del 1912 ci fu una forte affermazione cattolica e socialista al parlamento, tanto da spaventare il Kaiser. Si formò così una mentalità, che sarà anche francese, dove la guerra fu pensata per compattare una società oggettivamente divisa più che fronteggiare ipotetiche necessità strategiche. Nessuno, in quel periodo si rese conto dell’urgenza di cambiare gli stili di governo e di relazione sociale. Al contrario si assiste a una dichiarata appropriazione indebita nel parlare a nome e per conto del popolo da parte dei vertici di governo, per una popolazione in realtà fredda e disinteressata. Ad esempio lo Zar decise un viaggio per essere vicino al popolo senza accorgersi che non venne sostanzialmente considerato da nessuno. A pagina 568 del libro “1914” l’autore scrive: La guerra finì per apparire come l’unica via d’uscita e il solo modo per ricompattare il popolo russo.

In Germania l’ammiraglio Tirpitz ringraziò l’Imperatrice “a nome del popolo tedesco” per non aver accettato le proposte britanniche tese a costruire meno navi da guerra.

Un documento dello Stato Maggiore tedesco al Governo, nel 1912 invitò a prepararsi a una guerra su due fronti (verso la Francia e la Russia) organizzando quanto necessario per preparare in largo anticipo l’opinione pubblica.

Ecco la parola magica e fonte di molti equivoci: opinione pubblica. Nei suoi primi esordi, la partecipazione della massa intellettuale dell’epoca alla vita moderna e collettiva, ebbe caratteri d’estrema isteria. I governi dell’epoca e le annesse gerarchie monarchiche, non abituate al tratto con la folla, credettero di poter “fare il bene della Nazione e di capirne gli umori” percependo i segnali espressi dall’opinione pubblica. L’errore fu tutto qui: un vertice di governo inadeguato. I politici d’allora erano persone (il caso di Grey in Inghilterra) che pur nominati agli esteri, non ci si recarono mai, quindi privi della percezione del reale. Grey non partecipò alla conferenza di Algeciras nel 1906, colpito dal lutto per la perdita della moglie per giungere in Europa solo nel 1914 accompagnando il nuovo Re in visita di stato a Parigi. Un Grey agli esteri, inesperto d’estero è un esempio di come delle figure centrali di quell’epoca non erano preparate. Il ragionamento prosegue nel ricordare quanto lo Zar Nicola II e Guglielmo II di Germania, siano da considerarsi non adeguati al ruolo (in realtà pericolosi) e così anche i ministri degli esteri d’Austria e Russia e infine il primo ministro tedesco.

In questa eccezionale concentrazione di personaggi impreparati, è importante confermare come l’opinione pubblica restò ed è ancora un evento d’élite.

Mancava a quell’epoca la statistica al servizio dei governi, per quanto con tutti i suoi difetti, scoperti solo successivamente (tra una persona a digiuno e un altro sazio, rilevando che sono stati mangiati 2 polli, la scienza indicò un pasto a testa, anziché chi è troppo ricco nel confronto a chi sta morendo di fame. Per ovviare a questo difetto “statistico”, si scoprì la scienza delle finanze e la politica fiscale)

Quando con la guerra si chiamarono a raccolta le grandi masse, anche quelle non alfabetizzate, che diligentemente accettarono di combattere senza entusiasmo e coscienza del perché, le reazioni si ebbero negli anni successivi con la Rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia, il Fascismo in Italia, l’entusiasmo per il Nazismo in Germania, la fine dell’impero in Austria e in Turchia, e l’epoca dell’inquietudine e dell’apatia in Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Tutti elementi che stratificati prepararono la seconda puntata di un conflitto mondiale già iniziato nel 1914 e concluso nel 1945.

guerra

Un tentativo fallito: ridurre il ritmo di costruzione di navi da guerra

Winston Churchill in quegli anni rappresentò la figura centrale nell’Ammiragliato britannico. A lui si devono almeno tre importanti innovazioni:

  1. introdusse nella Marina il concetto di Stato Maggiore, già sviluppato in Germania in ambito del solo esercito e neppure in dimensione interforze, come avverrà solo negli anni Novanta del XX° secolo in Occidente;
  2. spinse per un’applicazione pratica dell’Entente Cordiale, suddividendo e concentrando le aree di pattugliamento con la flotta francese. La Manica all’Inghilterra e il Mediterraneo ai francesi, oltre alla presenza britannica a Malta e Gibilterra;
  3. innovazioni tecniche come la preferenza per la nafta rispetto il carbone, da cui seguì una maggiore importanza per i giacimenti di petrolio nei paesi arabi.

Churchill ebbe una naturale predisposizione nello specializzarsi profondamente nelle diverse tematiche, partendo da dilettante e in questo provocò l’ira di non pochi specialisti dell’epoca. Questa riflessione diventa molto importante se si dovesse giungere al punto che il metodo per analizzare gli aspetti specialistici è più importante, ancor oggi, rispetto alla sola esperienza maturata invecchiando con i problemi. Sono parole pesanti che richiedono riflessione. Certamente Churchill è riuscito a innovare la Marina molto di più e meglio rispetto agli specialisti. Si prese coscienza dei troppi impegni assunti dalla Royal Navy da coordinare con le urgenze sociali dell’Inghilterra del ventesimo secolo. Con questa sensibilità si cercò un accordo con i tedeschi per limitare la corsa agli armamenti sul mare, nota come “competizione navale”.

Ci fu buona fede da entrambe le parti senza giungere a risultati, nonostante l’offerta inglese ai tedeschi di rilevare le colonie portoghesi. Al contrario l’obiettivo tedesco era concentrato sull’ottenere l’estraneità dell’Inghilterra nel caso di guerra con la Francia; accettarla avrebbe significato rompere l’Entente Cordiale e quindi la Triplica alleanza. Un prezzo troppo caro. Dal fallimento della trattativa, nel 1914, gli inglesi ebbero motivo d’allargare i colloqui militari nel quadro dell’Entente Cordiale anche alla Russia.

I tedeschi proseguirono nel far approvare dal parlamento la nuova legge navale (l’ultima del1912) e gli inglesi non ebbero altra scelta che costruire nuove corazzate subendo il contrasto sociale.

Non è escluso che per il Kaiser le navi da guerra fossero come modelli da collezionare per giocare ed emozionarsi. Certamente l’imperatrice tedesca, ostile agli inglesi, osteggiò ogni forma d’accordo, ricevendo il baciamano dell’ammiraglio Tirpitz grato “a nome del popolo tedesco”.

Il riarmo e la deterrenza

L’incremento dell’esercito fu il tema dominante di quegli anni. Per i russi, spendendo i capitali francesi, specie su nuove linee ferroviarie fu motivo per mantenere la dinastia dei Romanov (celebrando 3 secoli di regno). Per i francesi significò fronteggiare i tedeschi e per questo si varò la “legge dei 3 anni” elevando il servizio di leva per compensare il gap tra 39 milioni di francesi e i 68 tedeschi. In realtà sarebbe bastato passare da una dottrina militare offensiva a quella difensiva per tornare a una quadratura accettabile, ma non fu considerato dignitoso per la Francia. Nel frattempo, a est, i tedeschi, pur procedendo nella competizione navale, stanziarono fondi all’esercito da elevare a 890mila uomini nel 1914, sapendo che la Russia aveva sia il triplo della popolazione tedesca che 1,3 milioni di soldati schierati.

Uno studio dello Stato Maggiore tedesco indicò nel 1917 la data limite per attaccare i russi con buone probabilità di successo. La Grecia triplicò la spesa militare e l’Impero Austriaco si preparò alla guerra. A conti fatti, il Gen, Conrad, capo di stato maggiore austriaco, conteggiò che le divisioni austriache e tedesche, sul fronte orientale, sarebbero state in totale 62 (di cui 48 austriache) contro 128 nemiche: 90 russe, 16 tra rumene e serbe e 5 dal Montenegro.

Nel capitolo sul riarmo, generalmente quantificabile in un incremento di spesa del 50% in tutto il mondo occidentale, si definì un nuovo concetto: la deterrenza. In pratica, memori delle ultime esperienze vissute con le più crisi, si pensò che era più importante “far paura” all’avversario che effettivamente procedere in azioni belliche. In questa sorta di “guerra sulla carta”, s’iniziò a preparare quanto poi sarebbe stato il fulcro della politica di contenimento sovietico nella guerra fredda tra deterrenza e ridondanza (quest’ultimo concetto spiega che se un missile intercontinentale dovesse errare nel centrare il bersaglio, ce ne sono altri in arrivo dal mare, lanciati dai sottomarini o trasportati dagli aerei per raggiungere lo scopo). La deterrenza implica un massiccio dispiegamento di forze con uno scopo: impressionare e mettere paura per vivere sereni in pace.

Si stavano gettando le premesse concettuali che saranno vissute tra il 1946 e la caduta del muro di Berlino nel 1989. Nella mentalità della deterrenza si risolse anche il dubbio sulle 2 Triplice alleanza: strumento d’offesa o di difesa? In realtà la logica delle 2 Triplice, che uccise la filosofia del Concerto europeo, è stata considerata, a ragione/torto una delle cause nello scoppio della guerra per la sua automaticità di reazione, senza un effettivo ragionamento.

Ancora sul concetto di deterrenza (incredibile quante considerazioni emergano da un solo concetto cardine) è giusto segnalare l’imbarazzante relazione militare tra inglesi e francesi. Come già riferito nelle pagine precedenti, solo nel 1912 il governo britannico autorizzò quei contatti, che già Grey aveva avviato nel 1906. Continuando a spiegare ai francesi che gli inglesi non sarebbero entrati automaticamente in guerra per la Francia, di fatto proseguirono a costruire quell’architettura che di lì a pochi mesi, avrebbe visto entrambi morire sul fronte. E’ curioso studiare anche questo esempio di concreta indecisione inglese, che disorientò i tedeschi fino all’ultimo e pare che solo l’invasione del Belgio sciolse a favore dell’entrata in guerra con la Francia. A pagina 596, l’autore del libro “1914” scrive: Dieci anni di colloqui militari e navali, di cooperazione diplomatica e di assimilazione dell’Entente Cordiale da parte dell’opinione pubblica dei due Paesi avevano creato una rete di vincoli che sarebbe stato molto difficile eludere in caso di crisi. Quando Grey aveva sottolineato che non esistevano accordi ufficiali tra la Gran Bretagna e la Francia, Paul Cambon (ambasciatore francese a Londra) aveva riconosciuto che “esisteva solo una “Entente” morale, aggiungendo che però, in opportune circostanze, se lo desideravano, i due governi avrebbero potuto trasformarla con un tratto di penna in una Entente ufficiale.

L’atteggiamento di Grey rimase ambiguo.

Un fatto nuovo: il bisogno di rassicurare continuamente oltre agli accordi stipulati

Il mondo stava cambiando. Una volta bastava un accordo per essere sicuri che gli avvenimenti avrebbero seguito un certo corso già determinato. Nel nuovo secolo, al contrario, non basta più stipulare atti, ma soprattutto confermali di volta in volta con fatti e parole.

Oltre alla tormentata relazione d’alleanza tra la Francia e l’Inghilterra, il problema si ripropose anche tra la stessa Francia e la Russia, quindi tra Russia e Serbia e infine tra Germania e Austria. Solo l’Italia restò isolata dalla politica delle riassicurazioni. La Germania non aveva interessi nei Balcani, ma dovette seguire l’Austria perchè unico alleato in Europa e i francesi temettero che la Russia, ricevuti i fondi, tornata importante, potesse naturalmente allearsi con la Germania come sarebbe stato del tutto naturale considerando la natura comune tra stati autoritari. In questa dinamica si scopre come la Russia sia stata centrale, sia in termini coscienti sia passivi nella gestione della crisi per giungere alla Prima Guerra Mondiale. Concetto che spesso non emerge anche nella descrizione storica del conflitto, solitamente concentrato sul fronte occidentale, quando fu su quello orientale che l’Austria, la Russia e l’Impero Ottomano collassarono.

Figure nuove

In Inghilterra Giorgio V° successe nel 1910 a Edoardo VII e il nuovo premier britannico fu Herbert Asquith. Giorgio V° non riescì ad andare oltre il pensiero di un nobile di campagna e il leader britannico roso da una eccessiva ambizione. In pratica a fronte di figure nuove, sulla scena politica internazionale, non cambiò la qualità della sensibilità in presenza di sfide eccezionali.

Solo in Francia, nel 1912, si presentò un nuovo leader, Poincaré con una mentalità più aperta e innovativa rispetto al passato francese, soffrendo per l’Alsazia e la Lorena occupate dai tedeschi, ma non disponibile ad aprire una guerra per quelle terre. Poincaré spiegò al suo governo che con i tedeschi non c’erano margini di confronto se non un’estrema durezza, fronteggiando così il loro continuare a bleffare come metodo e sistema, ma si rese anche conto che i tedeschi non avrebbero più sopportato altre umiliazioni come accaduto nelle due crisi marocchine. Da qui la perseveranza di Poincaré nel legare alla Francia la Russia, cogliendo quel successo che salverà il paese dalla distruzione.