Discorsi apre un nuovo filone di ricerca qui esplorato sugli standard educativi. Vuol dire, ad esempio, interrogarsi quanto pesa l’uso/abuso d’internet sulle capacità di comprensione delle persone.
Fino al 2000, uno studente impiegava 5 giorni per recepire, introitare ed applicare un concetto nuovo. Oggi, in piena crisi d’abuso verso il virtuale, questo tempo d’elaborazione raggiunge i 12 giorni.
Le conseguenze sono nei dati ISTAT sui divorzi al 42%, quindi separazione della coppie di fatto (dato stimato) al 60% e fratture nelle coppie multietniche al 78%.
Ecco dove la carenza nell’educazione manifesta i suoi effetti più importanti. A seguire imprese che non stanno in piedi, ma vivacchiano creando lavoro precario, non pagato o sottopagato. L’imprenditore che non è capace di condurre un’impresa rappresenta un danno sociale.
Discorsi diventa in questo modo una platea di riflessione, piuttosto disinibita dove non vige la regola del “detto da tutti sarà vero” o nel ripetere l’ovvio. Qui, al contrario, si graffia, si ragiona, si smonta e rielabora un pensiero completo.
Oltre ad aver già attaccato a testa bassa l’eccesso di virtuale che vige nella società civile, e quindi anche lo spid e altre sciocchezze varie, finalizzate al controllo sociale sui cittadini, non ultimo la moneta virtuale funzionale alle commissioni emesse dalle banche e al controllo fiscale.
Il contante è libertà, il virtuale come moneta è controllo.
Non che il controllo non sia saggio e opportuno! ma questo s’applica su chi ha problemi di regolarità con le norme scritte, non a tappeto sull’intera popolazione.
Una democrazia non vive sul controllo di massa!
L’uso della moneta virtuale è controllo fiscale di massa, oltre a coprire il fallimento bancario che in questo modo non emerge.
Le banche (gli istituti di credito) a che servono privi di contante? possiamo anche chiuderli! (infatti gli sportelli bancari sono in forte contrazione).
Una banca ridotta al bit non è più quell’interlocutore di cui la società civile ha necessità. Questo tipo di banca s’unisca agli organi di controllo fiscale e ne segua la sorte.